Della magia del Natale 2
Ci ha pensato tanto, si è presa il suo tempo, ha ciondolato qua e là, chiedendosi se ne valesse la pena, poi si è decisa: è volata al supermercato, ha preso il necessario, ha pesato, tagliuzzato, mescolato, impastato e alla fine infornato.
Anche quest'anno la famiglia Dolcezze avrà le sue Ucciddate.
Ma non è andato tutto liscio: negli anni passati Dolcezze aveva un valido aiutante, la Stella. Quest'anno gli elfi precettati non sono stati molto utili, sia perché incapaci di ubbidire al comandante senza fare domande e contestare gli ordini, sia perché le loro rudi mani maschili erano meno capaci di chiudere delicatamente i dolcetti. A ciò si aggiunga l'umore di Dolcezze non propriamente natalizio, i ricordi che premevano, le lacrime trattenute, l'impasto della pasta biscotto ribelle...insomma, non si avevano grandi aspettative sul risultato. Quando poi si è scoperto che l'aroma di vaniglia utilizzato era decisamente troppo forte, Dolcezze ha concluso che era stato tutto "tempu persu e filu cassariatu". Ma ormai si era in ballo, e bisognava ballare.
Le teglie entravano e uscivano dal forno, anche perché, secondo costume, la produzione era stata abbondante. Tra l'altro, quest'anno Dolcezze aveva voluto preparare pure le Ucciddate con la pasta reale, che non faceva da anni, e quindi la produzione era doppia, a fronte, ahimè, della diminuzione dei destinatari dei vassoi. La voce "positiva" dell'Elfo maggiore ("secondo me verranno una schifezza"), la stanchezza per tutto il lavoro fatto, unita alla necessità di pulire le millemila ciotole, tavole, teglie, leccarde, coppapasta, prima di andare a letto, avevano gettato Dolcezze nella più profonda prostrazione: perché fare tutto quel lavoro, quando non ci sono più la metà dei destinatari degli altri anni? Forse sarebbe stato meglio far passare in sordina questo Natale, così difficile, così strano...
E poi, all'improvviso, la casa si è riempita del profumo dei chiodi di garofano e della frolla cotta, e nuvole di zucchero a velo hanno cominciato a cadere sui pasticciotti caldi caldi, e i volti sorridenti di chi li preparava prima si sono quasi materializzati attorno al tavolo e insieme con loro quelli di chi li riceveva con gioia.
E allora tutto ha avuto un senso: i dubbi, le arrabbiature, la stanchezza.
Perché è Natale e ognuno di noi è parte di una storia di bellezza e tradizione, una storia che non finisce per l'inevitabile scorrere del tempo e delle vite, ma continua in chi non dimentica e, anche se con tanta fatica, porta avanti i sogni.
Forse è proprio questa la magia del Natale.
Brava Dolcezze per aver continuato la tradizione. Io qs anno ho ceduto, niente cima ne panettone troppe le assenze.
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