Delle "taralle" della Nonna



Ti vedo, seduta sullo sgabello basso, con sulle gambe la grande ciotola di porcellana bianca. Hai in mano un cucchiaione di legno con il quale sbatti le uova e lo zucchero. Il tuo movimento è ritmico e cadenzato, come quello dei rematori delle galee: un colpo dopo l'altro, alla stessa distanza di tempo, con lo sguardo concentrato, senza interruzioni, fino a vedere la mistura diventare quasi bianca e fare il nastro. Solo a quel punto ti fermi e cominci ad aggiungere farina e a incorporarla, ripetendo gli stessi gesti. E quando io ti chiedo perché impieghi tanto tempo, mentre la settimana scorsa, facendo i biscotti, sei stata più veloce, mi rispondi: "Questi non sono biscotti, sono taralle, devono montare" "Ma sono sempre biscotti, Nonna!" "No, sono taralle, un'altra cosa" . 

E, infatti, non prendevi la macchinetta, per fare le forme perfette, ma versavi l'impasto a cucchiaiate, sulla teglia di latta coperta da carta di pane, perché la carta forno non c'era ancora. Intanto la Zia aveva acceso il forno e le teglie entravano e uscivano, mentre il profumo di dolci riempiva la cucina. Mi piacevano le taralle più cotte, a te quelle più morbide ("Non ho più i denti buoni!") e mentre mangiavo, preparavo i piattini da portare agli Zii: due taralle e un bicchierino di vermouth, per merenda.

Quel mondo non esiste più. La Grande Casa è vuota e quasi tutti i suoi abitanti sono altrove, ma oggi dal cassetto è sbucato il vecchio quadernino di ricette, e ho visto quella delle Taralle. Avevo i compiti da correggere, ma è stato come sentire il canto delle sirene e ho deciso di sperimentare. Come al solito, nel quaderno c'è solo l'elenco degli ingredienti (che, tra l'altro, mi sembrano imprecisi), ma per il procedimento ricordavo la Nonna, il suo cucchiaione e le uova a nastro. Ho deciso di provare e, mentre le taralle cuocevano, il cumulo dei ricordi mi ha sommerso. 

Mi ha sommerso, ma non affogato. 

Le taralle sono state il mio regalo di oggi, arrivato da un tempo lontano, ma sempre presente nella mia anima. E con le taralle mi è arrivata una carezza della Nonna, un abbraccio della Zia, il sorriso degli Zii, ancora giovani e bellissimi, e le scarpette "con gli occhi" e i calzini corti bianchi della bambina che sono stata. 

Ora ci sono i ragazzi intorno, che mangiano e commentano: "Sono UGUALI!"

Se li volete assaggiare, vi metto la ricetta, compresa di variante. Se la provate, fatemi sapere: la preparazione è semplicissima e richiede solo tre ingredienti, che tutti abbiamo in casa. Serve, però, un buon frullino, se non volete battere a mano, come la Nonna; io ho usato la planetaria e il risultato è stato perfetto.



TARALLE DELLA NONNA

Ingredienti: 

Gr 450 uova (pesate con tutta la buccia)

Gr. 500 zucchero +Gr. 200 zucchero a velo (io 300+200)

Gr. 700 farina 

1/2 limone premuto e filtrato

Procedimento:

Sbattere le uova con lo zucchero finchè l'insieme diventa quasi bianco (10 minuti con la planetaria-gancio a filo), poi aggiungere a cucchiaiate la farina e il limone e incorporarla bene (lavorare con il gancio a k). Intanto preriscaldare il forno a 180° e mettere l'impasto a cucchiaiate nelle teglie, creando delle cupolette, ben separate tra di loro. Cuocere in forno per 12/15 minuti.

Commenti

  1. I nonni sono imperdibili, come la mamma. Quel quaderno è un reperto preziosissimo! Sì loro montavano tutto a mano, come Kamante di Karen Blixen. Io di tutto quello zucchero proprio non verrei a capo, 300 g. mi sembrano già tanti... Pellegrina

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  2. Comunque complimeti: "sono uguali" non è da tutti sentirselo dire, eppure in queste circostanze è la sola cosa che ci vuole. Pellegrina

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  3. Che meraviglia questo tuo racconto che rispecchia un po' la mia infanzia, quando da bambina però guardavo la mia mamma, anziché la nonna. Mi ha commossa tanto.

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  4. Le nonne, quante bei ricordi. E queste taralle se sono uguali vuol dire che hai ereditato bene il sapere usare gli ingredienti per fare altrettanto.

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  5. @Pellegrina: la quantità di zucchero sembra effettivamente eccessiva, anche considerando che , con il mio adattamento, i biscotti sono già buonissimi. Riflettevo sul fatto che sembra un adattamento del pan di Spagna, in cui le dosi di zucchero e farina sono uguali.
    @Simona: le nostre infanzie hanno tanto in comune! E sì, la commozione prevale
    @ Marta: ci ho provato, ci ho provato…ma loro sono inarrivabili

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    1. Ovviamente sono Dolcezze.

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    2. Ah sì sono tipo mini pan di Spagna, in effetti mi chiedevo che differenza ci fosse all'assaggio, forse questi sono piccini quindi più crosticinosi e simil croccanti fuori. Pellegrina

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  6. Mi è piaciuto molto il tuo racconto. Il ritratto di tua nonna è così vivo, preciso e ti invidio non solo la capacità di scrivere risvegliando emozioni anche in chi ti legge, ma anche la memoria...io ho la sensazione che gli anni che passano pian piano sbiadiscano alcuni miei ricordi di un mondo d'affetti, di legami che purtroppo non c'è più. Grazie per aver condiviso questa ricetta del cuore, non mi dispiacerebbe provarla...non con la planetaria che non ho, magari con le fruste. Buona giornata.

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    1. Grazie. Io tendo a dimenticare le cose vicine, che non mi interessano, ma i ricordi dell’infanzia li tengo sempre nel mio cuore, forse perché li ho coltivati

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