Dell’odore del Natale
No,no…se cercate cannella e agrumi avete sbagliato blog!
Dopo ricordi e speranze, questo è un post dissacrante. Qui
non si parla di nordiche atmosfere ovattate, di profumi speziati che si
diffondono in ambienti raffinati ed eleganti…qui si parla di odori di cucina
che, come Dolcezze ha sperimentato il pomeriggio della Vigilia, si espandono ben
aldilà delle stanze di pertinenza.
Premessa: da queste parti la tradizione antica della Vigilia prevedeva pidoni (1) fritti, baccalà fritto, sfingi (2) fritte, frittura mista.
Nonostante
le giuste e doverose inserzioni, dovute
ai gusti alimentari diversi subentrati nell’ultimo secolo, Dolcezze è piuttosto
fedele ai dettami alimentari della Nonna Devota e, quindi, pidoni e sfingi non
mancano mai nella cena del 24. Anche
quest’anno non si è sottratta al rito e dall’alba ha cominciato ad
impastare, far lievitare, riempire…e
friggere.
L’odore di fritto, nonostante la cappa in funzione al massimo e le
finestre spalancate anche se è dicembre, si è bellamente diffuso per tutta
la magione, impregnando coi suoi nauseabondi olezzi ogni cosa, abito o persona
ci fosse nelle vicinanze, nella fattispecie Dolcezze. A nulla è servito che lei
lavorasse con una cuffietta nei capelli, che si sia integralmente cambiata,
docciata, rivestita e profumata…il malefico odore persisteva, almeno nelle sue
narici.
Dolcezze esce di casa, e il fritto la accompagna per le scale, arriva
all’androne e lo sente uguale. Comincia a vergognarsi e pensa di avere
appestato un palazzo. Poi esce, e l’odore persiste…fino ad arrivare in una via
in cui era tutto un odore di fritto. Va a fare gli auguri agli Amici Vicini e
l’Amico: “ Oh…profumi di mamma” e mentre Dolcezze sprofonda per l’imbarazzo di
un odore persistente, lui le fa notare che “tutte le mamme profumano così la
Vigilia di Natale”.
E lì è scoppiata a ridere, ha capito che fa parte di una
storia (stavolta alimentare) che coinvolge la città e ha compreso perché nessuno si
stupisce quando, nella messa di Natale, la signora seduta accanto, anche se visonata e ingioiellata,
profuma di Fritturel n° 5.
(2) frittelle di pasta lievitata con uvetta (se dolci) o acciughe (se salate)
E viva il fritturel n 5 allora!
RispondiEliminaChe bella tradizione!
Ancora tanti auguri ed un abbraccio
Maria
Bello sentire di queste tradizioni così diverse dalle nostre. ...qui da noi alla vigilia si consumava la trippa. ...e ti assicuro che anche quella lascia un profumo!!!! Ciao buone feste e soprattutto buon anno, Gabry
RispondiEliminaBeh, in effetti non c'è niente di cui vergognarsi... E' bello odorare di cucina :D
RispondiEliminaMaira
Io ADORO il fritto, in tutte le sue varianti, e se mi offrono qualcosa di fritto che non ho mai assaggiatom la mia riconoscenza non ha limiti. E quanto all'odore del fritto, ti confesserò... non mi dispiace affatto ^__^
RispondiEliminaAnche io anche io ho sgraffignato pidoni per una serata (fritti da mia suocera - muahmuahmuahmuah)...ma le sfingi nooooooooooo!!! BUUUUUUUUUUUU voglioooo le sfingiiiiiiiiii... le
RispondiEliminaVoglioooooooooooooooooooooooo....