Di badanti (parte 2)*



Come già  raccontato qui, Dolcezze da oltre un mese telefona, riceve telefonate, contatta parenti, amici, conoscenti e pure sconosciuti alla spasmodica ricerca di qualcuno che "badi" alla Genitrice nelle ore non coperte dalla signora che la aiuta al mattino, anche per cercare un minimo di riposo dalla badanza che la impegna ormai da veramente troppo tempo. Alle esperienze già raccontate, deve aggiungere ulteriori chicche, frutto delle decine e decine di colloqui avuti con aspiranti badanti:

Arriva una telefonata: "La ragazza che aveva mal di schiena sta meglio. Può cominciare lunedì" "Perfetto" Il lunedì la donna viene, guarda, chiede e poi va a casa, con appuntamento alle 8 del martedì.  Alle 23.45 Dolcezze riceve il messaggio: "Scusa, ma ragazza non viene" 

Colloquio telefonico: Dolcezze, per la serie "astenersi perditempo" presenta in tutta franchezza la situazione, le esigenze e soprattutto l'urgenza. Arriva una donna referenziata, si stabilisce orario, richieste economiche e quant'altro e, quando tutto sembra perfetto: "Allora quando cominci?" "Appena torna amica che sto sostituendo" "Ma avevi detto di essere libera!" "Sono libera! Sto sostituendo amica che è al paese e non può rientrare per il Coronavirus" 

Altro colloquio: "Sei libera? Altrimenti non venire! "Sì, libera!" Ci si accorda su tutto, comprese le esigenze alimentari: "Io indù, non mangio mucca" "Va bene, cominciamo lunedì" Sabato mattina la telefonata: "Casa troppo lontana,  non vengo" .

Donna inviata dalla madre di un alunno: montagne di referenze, perfetta lingua, accordi immediatamente presi ma..."Devo fare trasloco.  Posso venire fra quindici,  venti giorni" "Ma non avevi detto che eri libera? " "Sono libera! Dopo il trasloco "

Non è, però, solo l'incoerenza a turbare Dolcezze. Nella sua stupidità,  certamente derivante da un'eccessiva conoscenza della lingua, riteneva che il termine badante, in quanto participio presente del verbo badare, che significa avere cura, sorvegliare, custodire, implicasse determinati compiti e atteggiamenti. Ebbene, pare che non sia così. 

Arriva un'altra donna, e qui tocchiamole vette più alte del delirio. Dolcezze, ormai stremata per questo continuo tira e molla: "Siamo sicuri che vada bene? Non è che cambi idea?"  "No, io voglio lavorare!" Cominciamo l'ennesimo lunedì (e intanto l'estate è finita): arriva all'ora fissata e comincia: "Noi dobbiamo parlare." "Credevo avessimo già parlato,  comunque dimmi." "Per colazione io voglio latte, tè, questo caffè solubile  e questi cornetti (e fa vedere a una stralunata Dolcezze foto dei prodotti richiesti). Ah, poi devo dirti che domenica io resto. Tu paghi e io resto." "Certo, se ho bisogno ti chiederò di restare, ma in genere la domenica sto io con mia madre" " No, io resto e tu dai soldi, perché a me tornare a casa è difficile. Se no mi paghi  biglietto autobus."  Dolcezze è sorpresa, ma garantisce il biglietto.  Per tutto il giorno,  approfittando del fatto che Dolcezze è presente,  fa molto poco,  lamentandosi del caldo. A richiesta di andare in farmacia,  dice che si dovrebbe cambiare e non può,  a richiesta di ritirare i panni storce il muso e dichiara che comunque non stirerà, si rifiuta di somministrare farmaci e misurare la pressione. Non sa fare il caffè né cucinare, suda se deve cambiare la Genitrice. Al mattino conclude che c'è troppo lavoro e minaccia di andarsene nel pomeriggio.  Dolcezze la accompagna gentilmente alla porta,  non prima di averle ricordato cosa significa la parola badante.

Ora ha telefonato un'altra donna, mandata dal vecchio badante del Genitore.  Questo pomeriggio Dolcezze la incontrerà,  ma non nutre alcuna speranza,  ormai. 

Vi farà sapere quale nuova scusa produrrà.  Intanto continua la sua badanza.

qui la prima parte

Commenti

  1. Poi quando deciderai, stremata, di ricoverare la genitrice in una casa di riposo, troverai chi ti dirà che i genitori non si devono abbandonare. Il mio consiglio, invece, è di procedere a un ricovero prima che siano finite le forze e magari anche i soldi. Ché pagare due persone costa molto di più che una retta , anche a regime privato. E recuperi un tantino il rapporto affettivo col genitore, non dovendo più fare da badante, ma da figlia.

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    1. Questa è certamente la soluzione più razionale e, se vogliamo, più semplice per tutti, ma non siamo pronti. Per quanto possibile cercherò di evitarla.

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    2. La mia di mamma dovrà essere ricoverata prima o poi e pure in una RSA, perché una demenza, pur volendo, non la curi a casa fino alla -atroce - fine a meno di non allestirti un ospedale, ciò che richiede risorse che i salari e le pensioni normali (eh, ma lo stato risparmia! Eh, ma il debbbito pubbbblico! Come se il primo compito dello stato fosse mettere soldi da parte e non far vivere dignitosamente i cittadini) oggi non danno. Con tutto ciò in questo momento avrei i capelli dritti a pensare di metter un’anziana in una casa di riposo. Non è affatto detto, oltretutto, che le persone che se ne occupano siano più coscienziose. Purtroppo gli scandali sui maltrattamenti agli anziani in queste strutture sono all’ordine del giorno.

      Comunque, è il complesso dell’organizzazione che è malsano. Le famiglie sono ridotte a contare su queste persone che sbarcano il lunario facendo quello che trovano, oltretutto un lavoro di forte stress psicologico, vivere notte e giorno per anni in una casa che non è loro, accanto a invalidi che vanno alla morte. Il loro comportamento è molto antipatico, ma se trovano di meglio, o se vogliono andare in vacanza, vanno altrove e punto, proprio per la labilità di vita lavorativa e residenziale, essendo comunque divisi tra due paesi.
      Dovrebbero essere persone formate con una qualifica professionale, un inquadramento e un contratto pubblico e adeguato a occuparsi di queste situazioni. Assistere un anziano, c’est un métier, direbbero qui, che comprende anche etica e attenzione, certo, ma non è un esercizio di carità per gente arrivata qui e finita a fare un mestiere delicato e duro per disperazione e per caso.
      Ma guarda caso anche questo fa risparmiare soldi: se non ci fosse questa manodopera dequalificata a basso costo, bisognerebbe creare una rete di assistenza pubblica molto più vasta e qualificata. E il debbbito pubblico chi lo pagaaaa...
      E queste situazioni, invece, chi le paga?

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  2. Soprattutto pagare delle personagge incompetenti, proterve, esigenti e in una parola , inaffidabili, non è una buona scelta per te, ma soprattutto per tua madre. In che mani la lasci??

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    1. Io vivo praticamente accanto a mamma e sono molto presente, per cui i badanti sono molto attenti ( forse per questo ci pensano due volte ad accettare il lavoro).

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  3. Capisco che fare la badante sia un lavoro pesante ma improvvisarsi tale, fare fatica a cambiare il paziente, fare un minimo di pulizia in una casa dove poi ci vivi e non saper fare un piffero, non sei una badante ma una che ne approfitta.

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    1. Esattamente. E la maggior parte sono persone prive di qualsiasi titolo. Per lavorare in casa di riposo, credo, almeno un corso cper Operatore Socio Sanitario lo devi avere....

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    2. Concordo perfettamente. Se andate a spulciare nel blog, troverete un post in cui io parlo benissimo della prima badante di mamma. Non è il ruolo ad essere criticato, ma chi si improvvisa e ritiene che fare la badante sia stare seduti a parlare al telefono, possibilmente in una stanza diversa da quella dell’anziano

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  4. "Una brava badante è una perla di inestimabile valore, e il mercante accorto vende i suoi beni per comprarla" E speriamo che ne passi una vucino a te 💙🍀🌶

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  5. Questo è un periodo infame. Non si trova un idraulico figuriamoci una badante decente! L'ultima era da sbattere al muro, complimenti per il self- control. Speriamo che tu possa trovare presto l'aiuto che cerchi. Io purtroppo ho mia madre in una struttura perché con la sua malattia mio padre e mio fratello non ce l'hanno fatta ma il mio dolore aumenta ogni giorno di più pensandola sola in mani ad estranei anche se sono tutti molto cari e preparati. Mi auguro che lei non capisca.

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