Di eredità, filati e riviste (riuso 2)

Dolcezze viene da una famiglia di creative. Un tempo ciò che ora è un hobby era una necessità e tutte le bambine, poi ragazze, erano educate a creare con le mani. Ognuna faceva l’esperienza del dito infilzato dall’ago della macchina da cucire (pure Dolcezze, e ancora ricorda il dolore e la successiva antitetanica!) e tutte imparavano presto ad usare uncinetto e ferri per fare i vestitini per i pupazzi o le copertine per la casa delle bambole. Le donne tagliavano e cucivano vestiti anche da uomo, e avevano l’abitudine di abbellire di pizzi, merletti e ricami non solo la casa e le vesti esterne, ma anche la biancheria intima (Dolcezze ha trovato camicie da notte e sottovesti raffinatissime, con ricami che oggi farebbero la felicità di ogni stilista).  Poi la necessità di fare tutto da sé è passata, l’industria manifatturiera ha favorito la diffusione di merci “di massa” e tante abitudini sono lentamente declinate. Chi, però, era stato abituato a non stare fermo un attimo, non ha mai smesso di fare qualcosa e moltissimi lavori sono stati fatti più per abitudine e per culto del bello che per effettiva necessità. Questo è ciò che noi creative viviamo ancora oggi, con i nostri armadi pieni di materiali e strumenti di cui, spesso, abbiamo dimenticato l’esistenza, e sempre pronti a comprarne di nuovi, per sperimentare una tecnica diversa o, semplicemente, perché incuriositi da qualche novità. E non parliamo, poi, delle riviste! Di uncinetto, ricamo, maglia, decoupage, macramè e chipiùnehapiùnemetta. Dolcezze ne ha una libreria piena…e non smette di comprarne. Sì, c’è Pinterest in cui si trova ogni cosa, ma vuoi mettere il piacere di sfogliare pagine, vedere ambientazioni, immaginare utilizzi?

Anche la Preziosa Zia aveva questa abitudine, Lei era un’artista dell’uncinetto e le sue mani avevano creato capolavori senza fine. E questo nonostante lavorasse, avesse una famiglia e avesse dovuto accudire una sorella invalida e una vecchia zia.

Un paio di anni fa, quando già si profilava l’inevitabile declino, Dolcezze ridendo le aveva detto: “Non è che fai come mia suocera che, per fare ordine, ha buttato riviste preziose senza dirmelo! Mi raccomando, lasciamele in eredità!” E lei le aveva risposto: “Mio figlio già lo sa quello che deve fare…” Dopo la sua morte, con tutti i problemi della Genitrice, Dolcezze non ci aveva pensato più, ma qualche mese fa Cugino l’ha chiamata per ricordarle di andare a prendere il suo lascito.

E non si trattava solo di riviste.

Cugino ha sommerso Dolcezze di tonnellate di cotoni per uncinetto, matassine da ricamo, merletti di sangallo e, soprattutto, tantissimi centrini, imparaticci, runner, lane che Dolcezze, certamente, non riuscirà mai a smaltire, ferri da maglia e pure un arcolaio. Ciò che soprattutto la turba è che tanti lavori preziosi rimangano nei cassetti e per questo ha deciso di cercare modi per riusarli. Uno l’avete già visto, altri le frullano per la testa e spera di realizzarli, prima o poi.

Intanto vi propone il secondo, un acchiappasogni per la vicina del Buen Retiro: vintage il centrino, vintage la maggior parte dei nastri.


Come ricordava Murasaki qualche post fa, è un modo per mantenere vivo il ricordo e celebrare il lavoro silenzioso di tante mani d’oro.

E il loro esempio è l’eredità più grande.



 

 

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