Di cose che non vorresti mai sentire 38




Ultimo mese di scuola: comincia la corsa dell'asino, quella terribile gara che porta chi ha studiato poco a cercare di recuperare le carenze evidenziate per evitare il  debito o, peggio, la bocciatura. Nel corso di queste drammatiche giornate i poveri docenti, agnelli sacrificati all'altare del dovere, affinano le proprie abilità di intuizione, comprensione, rielaborazione e, soprattutto, fanno esercizio di pazienza perché, come è evidente, le castronerie si susseguono, i suggerimenti svolazzano, le lacrime strabordano. In tutto ciò, occorre valutare la progressione, il miglioramento, l'impegno, la buona volontà e, all'improvviso, si diventa divinità da cui dipende la vita e la morte. 

Dolcezze odia questo periodo dell'anno. Fosse per lei, le interrogazioni dovrebbero essere eliminate e così le valutazioni, spesso fuorvianti, ma tant'è: bisogna interrogare e, quando si insegna latino, la tragedia è sempre dietro l'angolo. 

Fanciulla alla lavagna: ha da tradurre una semplice frase dall'italiano, ma è un po' carente nel lessico. La prof, PAZIENTE, suggerisce. Ad un certo punto, però, il termine richiesto non può essere suggerito, perché costituisce proprio la domanda. 

"Qual è il superlativo di magnus?" 

La sventurata non risponde. Nel tentativo maieutico di tirar fuori qualcosa, Dolcezze si richiama al patrio idioma:

"Pensa all'italiano. Qual è il superlativo di grande? E' proprio come in latino!"

"Vero! ha ragione, prof! GRANDISSIMUS!*


*PER CHI NON HA STUDIATO LATINO: Il superlativo latino è maximus, a cui corrisponde l'italiano massimo, che sarebbe la forma corretta. Nell'uso italiano ha prevalso grandissimo che, però, in latino non esiste.


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