Dei libri dell'anno 94: Tutto è possibile
Ci sono libri che devono essere letti due volte: una volta
per conoscere, la seconda per capire. Tutto è possibile è uno di questi.
Nove racconti, nove storie in cui si intrecciano tanti
personaggi, legati più o meno a quella Lucy Barton che, partita dalla stessa
città, è diventata una scrittrice di successo, parlando di sé e del luogo in
cui è nata e ha avuto un’infanzia difficile e dolorosa. E se Lucy è riuscita,
dopo un’infanzia di esclusione e vergogna, a cambiare vita, allora tutto è
possibile.
E’ possibile provare rimorso e mostrarsi pentiti, che è ciò
che mantiene umani. E’ possibile aiutare chi ti ha ferito e trovare
comprensione in un libro, è possibile condividere il proprio dolore, perché “era
quella la sola guaina capace di proteggerti dal mondo: amare un’altra persona
con cui si condivide la vita”.
Ogni vita è segnata dal dolore. Può essere l’abbandono di un
genitore, lo stress post traumatico di un soldato, un matrimonio infelice, un
tradimento…e ognuno reagisce ad esso come sa e come può: Tommy nella
consapevolezza che Dio gli ha mostrato ciò che conta veramente, Patty
nell’aiutare chi l’ha ferita, Mary in un amore folle che la sorprende e la
travolge (ma che segue solo dopo aver svolto tutti i suoi doveri), Angelina nel
perdonare.
Il dolore è importante, anzi fondamentale: "Non sappiamo
cosa vuol dire un bel niente in questo mondo”, ma sappiamo “che esiste
qualcosa di più tremendo (del soffrire), e cioè quando uno non riesce
più a stare male”
La passione può distruggere la tua famiglia ma, “per
essere vicini al bagliore accecante del sole” a volte è necessario
rischiare tutto.
La morte ci accompagna quotidianamente ma, anche nel momento
più terribile della propria esistenza, l’avere un amico è “una cosa di
insuperabile bellezza”.
E allora ha senso la “banale” vita di un’albergatrice, che
ha il dono dell’ascoltare e la grazia di stare in silenzio accanto ad un
“indicibile dolore” e hanno senso le vite che viviamo e condividiamo.
La Strout continua ad accompagnarci nella scoperta della
nostra piccola quotidianità, ma contemporaneamente ci guida a riflettere
sull’importanza di uno sguardo, di una parola, di una carezza.
E lo fa molto bene.
Ciao Dolcezze, comincio io con il mio primo commento sul tuo blog! Visto che il caldo estivo non accenna ad andar via, il mio consiglio è Picnic a Hanging Rock di Joan Lindsay. All’inizio del secolo scorso un gruppo studentesse di buona famiglia di un collegio australiano fa una gita-premio alla roccia di Hanging Rock insieme a due insegnanti. Il posto è lontano da raggiungere in calesse, è molto caldo (e le ragazze, essendo di buona famiglia, hanno corsetti, guanti e sottogonna, per non farsi mancare nulla), non c’è quasi nessuno e la roccia ha una fama sinistra.
RispondiEliminaDurante l’inevitabile pennichella dopo il picnic, poco prima di ripartire, alcune ragazze si allontanano per salire sulle rocce, presto seguite da un’insegnante.
RispondiEliminaNon torneranno. Stupore, panico, angoscia, anche le ricerche sono inutili. Solo dopo qualche giorno una delle ragazze ricompare, scarmigliata, ma intera e totalmente incapace di raccontare cosa sia successo. La perdita, il mistero, l’irruzione del caos in vite che si suppongono ordinate e irreprensibili avranno conseguenze imprevedibili e drammatiche. Chiara