Di madri addolorate



Stamattina devo accompagnare i ragazzi al cinema. Parto da casa con grande anticipo perché ho paura di non trovare il parcheggio. Trovo posto davanti a una chiesa e decido di entrare e aspettare lì che si faccia l'ora dell'appuntamento.

Entra una donna, probabilmente srilankese, che, dopo essersi fermata davanti al tabernacolo per qualche minuto, torna indietro e si inginocchia, anzi, si prostra, davanti all’immagine della Vergine Addolorata sotto la croce del figlio. Resta ferma lì tanto tempo, madre davanti alla Madre, a singhiozzare e pregare. La sua preghiera muta esprime tutto il suo dolore, la sua angoscia e, insieme, la sua fiducia, perché quella Madre conosce il suo dolore, condivide il suo dolore. 

E in quella donna ho visto il dolore di tutte le madri del mondo: dolore per la separazione, per la malattia, l’incomprensione, la morte. 

In quella donna ho visto le madri israeliane e palestinesi, le madri ucraine e russe, le madri coi figli malati, le madri coi figli troppo lontani. 

Tutte sotto lo sguardo della Madre, sotto il suo manto. 

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