Dei libri dell'anno 93: La fuga di Anna
Il racconto è frammentato, espresso da tre voci diverse, che via via spiegano ciò che nessuno dovrebbe dimenticare: che bisogna fare le proprie scelte e seguire la propria strada, anche se non è quella di tutti, che bisogna avere il coraggio di far luce dentro di sé e decidere di conseguenza, anche se può far male a chi ami e ti ama.
Di Anna ho odiato l'iniziale passività, di Peppe l’incapacità di perdonare se stesso, di Severino l’amore cieco, che gli ha impedito di vedere i tanti segnali. Contemporaneamente, di Anna ho amato la complicità col padre, di Peppe la sua capacità di ricominciare, di Severino la forza per guardare dentro di sé e di andare fuori, continuando sempre ad amare.
L'autore è stato bravo: accurate le descrizioni, perfette per chi conosce i luoghi raccontati, bella la prosa, ricca ma non pedante, coinvolgente la storia: chi non ha mai desiderato di cambiare vita? E l'apparente assenza di risposte non fa altro che spingerci a nuove domande e a nuove scelte.
grazie! l'ho già preso in biblioteca
RispondiEliminaMe lo appunto, grazie.
RispondiEliminaE la seconda anonima sono me, Murasaki.
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