Della Prima post-Covid: riflessioni



Già qui Dolcezze aveva parlato della Prima di quest'anno, evidenziando alcuni aspetti particolari che la rendono diversa rispetto alle molteplici prime dell'esperienza di Dolcezze e, soprattutto dalla meravigliosa ex-Prima che oggi è la Terza. Poi, nelle settimane seguenti, ha continuato a studiarla e aveva cominciato a scriverne quando Murasaki ha detto la sua e l'ha costretta a continuare la sua riflessione. 

Col passare dei mesi alcuni aspetti della Prima che Dolcezze aveva evidenziato nel primo periodo si erano parzialmente risolti: i ragazzi stavano seduti, il chiacchiericcio era diminuito, libri e quaderni venivano portati a scuola e mostrati, se richiesti, all'insegnante. E' bastata, però, una bella tornata di Covid che, fra contagiati , non vaccinati e green pass scaduti, ha ridotto il numero dei presenti a 3, a riportare la classe ai tempi della Dad. Il giorno del rientro è stato un incubo, praticamente l'equivalente del primo giorno di scuola: mancava solo l'abbronzatura. Poi si è faticosamente ripreso il cammino, ma alcuni continuano ad arrancare: lo stesso argomento deve essere spiegato più e più volte, perché c'è sempre qualcuno che non riesce a capire. E' come se questi ragazzi, abilissimi nelle attività pratiche, soprattutto nell'uso dei mezzi multimediali, abbiano perso la capacità di mantenere l’attenzione per più di qualche minuto. E questo anche quando devono ripetere: ogni interrogazione è un parto. Anche se conoscono benissimo l'argomento, manca in molti la capacità di ampliare il discorso, di autogestirsi nell'esposizione. Tutto è un tweet. 

Le relazioni interpersonali sono anche peggio: non sono ancora riusciti a organizzare una pizza, un'uscita, una gita, nonostante gli sforzi di Dolcezze per portarli ad esplorare il territorio viciniore. Una volta manca il green pass, una volta c'è il positivo, una volta non c'è l'autorizzazione dei genitori, una volta piove e tira vento...e la tragedia è che non si ribellano/lamentano neanche. E' come se , ormai, fossero vittima di un cieco fatalismo che fa sì che neanche cerchino di cambiare le cose. 

Dolcezze non sa quanti saranno promossi, quanti lasceranno debiti o cambieranno scuola: quello che sa è che devono ancora camminare tanto per diventare quello che dovrebbero già essere. E c'è tanto da lavorare.

Commenti

  1. Che tristezza. Capisco la tua difficoltà e anche la tua preoccupazione per le evidenti conseguenze di due anni di isolamento. Bisogna dire che c'è anche una buona dose di pigrizia alla base di certi atteggiamenti e il covid non ha certo aiutato. Possiamo sperare nella capacità di reazione dei ragazzi che dovranno comunque affrontare altri 4 anni di liceo.
    Sperando che non si abbatta qualche altra calamità...

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  2. Ecco, sì, immagino che qualche problema ci sia. Mentre leggevo pensavo tra me "Certo, sembra un po' la mia prima, soprattutto per i problemi di concentrazione. Ma le prime all'inizio sono quasi sempre così".
    Poi mi sono ricordata che lavori alle superiori :(
    Comunque, visto il periodo, porto una parola di speranza: sono ragazzi che sono rimasti indietro con la crescita. Ma siccome Lassù dove si puote ciò che si vuole è stato stabilito che devono crescere, prima o poi cresceranno. Tutto insieme e in modo caotico, probabilmente, ma cresceranno.
    Se la smettiam di rimandarli a casa a strattoni, intendo. E sembra che intendano smettere.
    Speriamo.
    Buona Pasqua, intanto!

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