Di riflessioni del cactus 6



Da quando Dolcezze ha preso la malattia delle piante grasse, non passa indenne da nessun vivaio e, soprattutto, non si vergogna di mendicare talee da parenti, vicini e...sconosciuti. L'anno scorso, passando da una villetta, ha visto un vaso con una pianta mai vista e, ovviamente, ne ha chiesto un pezzetto. La talea per molto tempo si è allungata verso l'alto, senza allargarsi nel suo vaso, poi, di colpo, si è "buttata giù". Dolcezze temeva che stesse morendo e l'ha lasciata lì (del resto in questi mesi è stata un po' occupata). Stamattina, andando in balcone, ha visto che è tornata a rialzarsi, non prima di aver radicato, e da quella parte che sembrava morta, adesso stanno venendo fuori nuovi polloni. Praticamente il rametto segue uno strano percorso: si allunga, scende, radica, si sposta e dove ha radicato getta nuovi germogli. Chi l'avrebbe mai detto?

Forse funziona così anche per i figli: molto spesso non seguono il percorso che noi immaginiamo (o desideriamo). Sembra che sbaglino, che siano destinati al fallimento e invece da quelle cadute si rialzano più forti di prima e fecondi. 

Dalle piante grasse impariamo a lasciarli fare come vogliono: apriranno loro la loro strada.

Commenti

  1. Mi piace questo post e la tua parabola la condivido appieno: dopo aver fatto del nostro meglio, questi benedetti figli lasciamoli anche sbagliare, prima o poi rimedieranno. Ciao Dolcezze, buona settimana.
    sinforosa

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  2. I figli ci ascoltano, poi fanno di testa loro, se sbagliano prima o poi si rialzano. Ciao Dolcezze, buona giornata a te e al cactus che è risorto!
    Barbara

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  3. Direi che è proprio così. In fondo i figli bisogna lasciarli anche sbagliare... dagli errori si imparano sempre delle lezioni di vita molto importanti e i genitori non dovrebbero averne timore.
    Un saluto.

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