Dei libri dell’anno 90: Non lasciarmi


Cosa ci rende uomini? Da dove si può conoscere la nostra reale natura? Qual è lo scopo della nostra vita? Possiamo rimandare l'incontro con l'inevitabile? 

Scrivere una recensione per questo libro senza fare spoiler è molto difficile: la chiave di lettura è infatti nella realtà che si svela via via nel corso della trama per chiarirsi definitivamente solo nelle ultime pagine. È complicato anche stabilire il genere del romanzo che è insieme un romanzo distopico, di formazione, psicologico, d'amore e, per certi versi, un thriller. 

Tre ragazzi crescono insieme in un college esclusivo in mezzo alla campagna, dove vengono educati all'arte, alla musica e alla bellezza.  Sono molto diversi  tra loro: Tommy non controlla la sua rabbia, Ruth vuole essere il capo, Kathy, la voce narrante, cerca di mediare. Chi siano, da dove vengano e cosa siano chiamati a fare è nelle mezze parole dei loro insegnanti e tutori, che li spingono ad esprimersi con l'arte.  Il lettore partecipa alla maturazione dei protagonisti,  alla loro uscita dalla scuola, alla rottura dei rapporti e alla successiva pacificazione e, quando capisce il perché di tante cose, si arrabbia per la loro passività e soffre con loro. 

Se non posso parlare della trama, posso però condividere alcuni temi importanti, anche se devo, obbligatoriamente, tralasciare quello principale, sotteso a tutto il testo: l'arte e la musica non sono semplicemente occasione di svago, ma espressione dell'interiorità; il tempo che ci è dato è limitato,  non prevede rinvii, neanche in nome dell'amore: per questo dobbiamo vivere in pienezza ogni momento. E poi, la riflessione più amara: per quanto ci si possa impegnare, alla fine non si può rimanere insieme per sempre. 

"Continuo a pensare a un fiume da qualche parte là fuori, con l'acqua che scorre velocissima. E quelle due persone nell'acqua,  che cercano di tenersi strette, più che possono, ma alla fine devono desistere. La corrente è troppo forte. Devono mollare, separarsi. È la stessa cosa per noi"

Commenti

  1. È un libro che alla sua uscita poteva sembrare distopico, allegorico, fantascientifico. Ai nostri giorni potrebbe essere verosimile, dato il degrado morale raggiunto dal nostro mondo. Se è realtà che basta avere denaro e si può affittare l'utero di una donna per fabbricarsi e comperare un bambino su misura, e magari poi rifiutarlo se non è riuscito come noi volevamo, chi mi dice che tra poco non si possano "allevare" persone allo scopo di farne dei "donatori"??
    La questione finale non è poi così nascosta, e fin dalle prime pagine, per chi ha intuito, traspare in tutta la sua tragicità.
    La cosa che più mi ha sconvolto, tuttavia, non è tanto il libro in sé, ma la lettura di critiche osannanti, e manco una che puntualizzasse la fondamentale immoralità della situazione.
    Orribile.
    Lo avevo comperato in buona fede, conoscendo l'autore de Quel che resta del giorno. È finito nel cassonetto della carta. Spero che in tal modo serva a qualcosa di buono

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    1. In realtà mi sembra che possa essere utile per evitare di arrivare a quegli estremi che, convengo, oggi non sono tanto improbabili. Io sono rimasta molto turbata dalla lettura, che mi ha spinto a riflettere su tanti aspetti. Per questo l’ho apprezzato molto

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  2. La tua recensione suscita molta curiosità oltre ad essere veramente bella.
    Si sente la tua emozione, si percepisce il tuo desiderio di comunicare quanto ti è piaciuto leggere questo romanzo .
    Che dire? Lo leggerò

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