Di benedizioni (e Di lessico famigliare 19)


Giacobbe benedice i figli di Giuseppe 
Harmenszoon van Rijn Rembrandt


" 'ssà benedica!"

" santa e ricca!"

Questo era il dialogo che concludeva una visita ai nonni, o precedeva l'uscita per andare a scuola. 

" 'ssà benedica", cioè "Vossia"* mi benedica": non un generico buongiorno o buonasera, ma una richiesta di benedizione. L'anziano benediceva il bambino, il ragazzo e, con la forza di quella benedizione, lo mandava nel mondo. 

Tradizione antica: il giovane riconosceva l'autorevolezza dell'anziano, l'anziano ricopriva il ruolo di guida e protezione. La sua risposta era un augurio: "Sii santa e ricca", piena cioè della ricchezza della Grazia e della tranquillità economica, quella che ti consente di affrontare serenamente la vita, senza doverti preoccupare di mettere insieme il pranzo con la cena. Ma prima che ricca "santa", perché la vera serenità nasce dalla retta coscienza, quella che ti fa riposare tranquillo, alla fine di una giornata di lavoro. Uno zio, provato da una dolorosa malattia, eredità della prigionia in guerra, aveva apportato una piccola modifica  alla formula abituale: "Sana, santa e ricca!", perché la buona salute è condizione essenziale per una buona vita.

La benedizione, il "dire bene" viene da Dio, di cui l'anziano era l'intermediario. Tutto ciò sembrava "antico". Io stessa, ragazzina, cominciai a ribellarmi a questo rituale e cominciai a salutare con un più moderno "Ciao, Nonno!"  Il Nonno ci rimase malissimo e andò a lamentare la mia maleducazione a mia madre,  io mi sentii molto rivoluzionaria, ma oggi capisco di avere rifiutato, inconsapevolmente, un grande dono.

In questi tempi siamo circondati da tante voci e ben poche sono di benedizione. Più spesso sentiamo voci di paura, che generano confusione e rancore reciproco. Siamo tutti diventati autosufficienti, oltre che autoreferenziali, e non chiediamo più la benedizione a nessuno. Troppo spesso noi "diciamo male" di colleghi, amici, politici, del mondo, della storia, della terra e del cielo e così contribuiamo a generare male. E invece dobbiamo essere benedizione, se vogliamo veramente costruire un mondo migliore. 

Questo vuole essere il mio proposito dell'anno: essere benedizione, ricominciare a "dire bene", anche senza utilizzare formule antiche. Dire bene, nonostante le inquietudini di questo difficile periodo, dire bene in contrapposizione al dire male che  imperversa, dire bene per costruire qualcosa di buono.

*("vostra signoria" in origine, poi  saluto generico che indica rispetto)

Commenti

  1. Il mio bisnonno andava assolutamente salutato così, altrimenti era capace di mandarti fuori e farti rientrare nuovamente con i dovuti modi. Era burbero, ma adorava noi nipotini. Mio nonno invece non aveva queste abitudini. Comunque hai ragione. Dovremmo essere più capaci di benedire.

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  2. Un buon proposito che ti fa molto onore e che cercherò di imitare.

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  3. Bel proposito. Quando sono a contatto con certi colleghi è già tanto che non li sbeffeggi per quante fesserie dicono. Per questo il mio proposito è il silenzio. E ti assicuro che per me è una grande prova di resistenza.

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  4. @ tutti: fare propositi (e mantenerli) è cosa buona ad inizio anno. Io ci proverò.

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