Della scuola ai tempi del coronavirus 4


dal web

C'eravamo illusi. Interviste, chiacchiere, circolari ministeriali e scolastiche ci avevano fatto credere che la scuola sarebbe ricominciata in presenza dopo le vacanze natalizie. Prima delle feste si era detto che le classi sarebbero entrate al 75%, poi al 50% e avevamo capito che la percentuale fosse riferita agli alunni presenti in istituto e non a classi dimezzate. Poi era arrivata la nuova circolare: classi al 50%, cioè il 50% degli alunni in classe e il 50% a casa, in didattica mista. In sintesi, il docente, che ha poteri paranormali, deve CONTEMPORANEAMENTE spiegare a ragazzi in presenza e a distanza (e fin qui tutto regolare). Il problema è come, ad esempio, usare la lavagna in classe e farla vedere ai ragazzi a casa. "Ma è semplicissimo se usi la LIM!" Giusto. Peccato che non tutte le aule abbiano la LIM. E come potrà verificare il docente che i ragazzi a casa seguano? Già è complesso controllarli quando sono tutti davanti allo schermo e c'è sempre qualcuno che sparisce, la cui connessione salta, che ha il microfono o la telecamera che non funziona, che è avvolto dalla nebbia...figuriamoci quando, contemporaneamente, dovrà anche coinvolgere gli alunni che hai davanti. 

Ma si sa che il docente è un supereroe. Del resto il docente può affrontare la pandemia col semplice ausilio di mascherine chirurgiche, può stare in un'aula per molte ore con un distanziamento non certo garantito, parlando e respirando la stessa aria di almeno una decina di alunni e, soprattutto, potrà essere vaccinato solo nella seconda o addirittura terza tranche di somministrazione. Perché è un supereroe, appunto, e il virus a lui fa un baffo.

Eppure, nonostante queste incongruenze (e le inevitabili paure, perché anche il docente ha paura di ammalarsi e di contagiare i suoi vecchi) ogni docente era pronto a rientrare, perché anche a lui manca come l'aria la cattedra, i banchi, la polvere di gesso sui vestiti e il chiacchiericcio disordinato del cambio d'ora. 

E invece no: quando il docente, approfittando delle vacanze per riorganizzare e rimodulare la sua progettazione per la didattica mista,  ha già tutto pronto...arriva la notizia che non si rientrerà, almeno fino alla fine del mese. Poi arriva un'ulteriore ordinanza sindacale che minaccia di far ripiombare la città in pieno lockdown e non in quella pseudo zona rossa delle settimane di festa. E a questo punto tutta l'energia che il docente ha messo finora per garantire la migliore qualità di insegnamento possibile e, soprattutto, per sostenere emotivamente gli alunni, comincia a venire meno. Perché il docente ha letto i compiti che aveva lasciato per le vacanze, le lettere all'anno vecchio e all'anno nuovo, e ha capito quanto dolore e quanta inquietudine c'è dietro quelle facce più o meno attente e partecipi che vede ogni mattina. E ha colto la "disperazione" di quelle facce. 

In uno dei compiti ha trovato scritto quello che è un suo pensiero ricorrente: "Prof, ma riusciremo a tornare come eravamo prima? Questa situazione ormai è la normalità: mi sono abituato alla mascherina, a stare chiuso in casa, a non vedere nessuno se non dietro uno schermo, a non andare al cinema e a fare sport...Ho paura di avvicinarmi a chiunque, non ho più voglia nemmeno di uscire in balcone, ho paura di andare al supermercato. Come farò? Come faremo?" 

E il docente si improvvisa psicologo e padre e madre e poi si dice che anche lui avrebbe bisogno di essere sostenuto. 





Commenti

  1. Neanche per me si rientrerà lunedi 18 gennaio in classe, troppe divergenze tra Stato e Regione, troppi forse, troppi ma...
    Alcuni professori si fanno in 4 per far funzionare una didattica così particolare, altri invece mettono in difficoltà i ragazzi ( e i genitori) che inviano compiti che non si possono svolgere perchè occorre un programma che non tutti i pc hanno e così arrivano i 2 che il suddetto essere mette alla maggior parte della classe!
    Buon lavoro a chi ha a cuore i ragazzi in questo momento a cui il virus( e non solo quello) sta togliendo l'adolescenza!
    Barbara

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  2. la questione della scuola è un'odissea.. guarda, io ringrazio il cielo che sono andata in pensione, per me sarebbe stato un gran problema affrontare tutto questo...e non so fino a che punto ce l'avrei fatta

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