Di lettere e saluti

Caro 2020, in genere non mi rivolgo con una lettera ai tuoi fratelli, ma mi limito ad un saluto veloce: qualche bilancio, due conti e bye bye. Tu sei un'eccezione,  non posso trattarti come gli altri. Ci hai tolto tanto: la normalità dell'esistenza, le gite fuori  porta, le cene con gli amici ma, soprattutto, gli abbracci.   Forse è proprio che mi manca di più. È stata dura: prima tre mesi totalmente chiusi in casa, poi un'estate con l'unico sfogo del giardino,  poi tre mesi di infiniti lavori in casa e, nemmeno il tempo di ripulire tutto e rialzare la testa che abbiamo ricominciato da capo, in un loop infinito. Dopo la Pasqua, l'estate,  la scuola,  volevi prenderti pure il Natale  ma, caro mio, hai fallito: in sei, senza amici, con la messa "di mezzanotte" alle 19.30, abbiamo comunque fatto festa perché Natale è Natale e neanche tu puoi farci niente. Ti sei portato lo Zio, ma abbiamo potuto accompagnarlo come si deve, ci hai bloccato nei progetti, nei viaggi, nelle feste, ma ci hai fatto riscoprire la quotidianità,  la bellezza delle nostre case, i rapporti veri, il piacere di un libro.  Con la tecnologia, poi, ti abbiamo veramente fregato: tu volevi impedirci di vederci e noi ci siamo connessi col mondo. Il bilancio non è quindi totalmente negativo, ma è possibile trovare qualche pagliuzza di bellezza nella sabbia della quotidianità.

Però hai vinto, purtroppo, in altro modo. Hai portato via tanta, troppa gente, di tutte le età, e non potrà rendercela nessuno.  

Vattene pure ora, non ti tratterremo. Abbiamo bisogno di vita e tu non sei in grado di darcela. Confidiamo che tuo fratello 2021 sia più clemente e generoso e ci consenta di ritornare a quella vita che ci sembrava banale e invece era ricchissima.