Della scuola che ricomincia
Finalmente si ricomincia. Dal 4 marzo non vedo i miei alunni, non entro nelle aule dove sono rimasti attaccati i cartelloni sulla toponomastica del quartiere, i grafici sulla popolazione scolastica del liceo, il muro contro l'ignoranza; dal 4 marzo non apro il mio cassetto coi libri, l'ombrello e i crackers, dal 4 marzo non incontro i colleghi nei corridoi e non mi avvicino alla macchinetta del caffè.
Finalmente
si ricomincia, ma siamo tutti diversi. L'esperienza della Dad ha segnato noi
docenti e gli alunni: non so chi troverò domani in classe. Alla normale e
"fisiologica" crescita della Seconda, ci sarà da aggiungere tutto
quello che è cambiato, e solo il tempo rivelerà quanto.
Per
la prima volta da che insegno non ho già pronti la programmazione, la
scelta dei libri da proporre, le prove d'ingresso; per la prima volta non
ho ben chiaro cosa farò il primo giorno di scuola.
So
quello che non potrò fare: non potrò indossare il mio più bel
sorriso (visto che porto la mascherina), almeno finché non mi sarò seduta alla
cattedra, non potrò girare fra i banchi, non mi sarà possibile tirare qualche
orecchio o dare pacche sulle spalle. Non potrò nemmeno stare in piedi
appoggiata alla cattedra, come faccio sempre, perché se no non rispetterò la
distanza di sicurezza, opportunamente indicata dalle strisce sul pavimento. Ma
soprattutto non potrò fare una carezza, porgere un fazzoletto per asciugare una
lacrima o stringere una mano tremante. E questo, in tutta onestà, mi spaventa
più del Covid.
Finalmente
si ricomincia, e non ho mai desiderato tanto rientrare a scuola, in quella
scuola senza banchi e senza aule, senza docenti e senza bidelli,
indispensabile, però, per cercare di ritornare a quella quotidianità che abbiamo
riscoperto tutti essere tanto preziosa.
Buon
anno allora ai miei alunni, a tutti gli studenti, a tutti i colleghi "in
presenza" e a distanza, ai blog-colleghi e anche a me.
In
bocca al lupo a noi tutti, che sembriamo i ragazzi del '99, chiamati a
tenere duro per difendere la linea del Piave.
Coraggio,
ce la faremo e come loro vinceremo la guerra contro la paura, contro il Covid
e, soprattutto, contro l'ignoranza. Del resto siamo qui per questo, no? E, come
ci ha ricordato il nostro nuovo Dirigente, un insegnante deve essere positivo ottimista,
sempre e comunque.
Buona
scuola!
P.S. C'è qualcuno in grado di spiegarmi perché non riesco più a pubblicare un post privo di errori di formattazione?
Sì, buona scuola a tutti: ad alunni, insegnanti, genitori ed anche ai nonni superstiti che qui da noi, nel bergamasco, c'è stata una vera strage...
RispondiEliminaAuguri a voi tutti.
RispondiEliminaAuguri a tutti noi, Liria. A tutto il popolo della scuola. Mai come quest'anno ce n'è stato bisogno.
RispondiEliminaIo non posso dire di non vedere l'ora di rientrare a scuola. Ho sessant'anni, una nipotina piccolissima e due genitori molto anziani e sono molto preoccupata. Dovrò tenermi a distanza da tutti i miei cari pur di garantire la mia presenza a scuola. Lo farò, per senso del dovere e spirito di servizio, ma sinceramente avrei preferito continuare con la didattica a distanza. Sicuramente meno rischiosa per tutti.