Dei libri dell'anno 77: Il treno dei bambini
L'incipit ci proietta in una Napoli che, a guerra finita, si trova ancora immersa in una miseria profonda. Il tutto ci viene presentato da Amerigo che, un po' Momo, un po' Frankie, ci parla di fame nera e scarpe rotte come se tutto fosse normale. E'un mondo in cui a 7 anni si può andare in giro a raccogliere stracci o ci si può ingegnare a tingere di bianco i topi di fogna per venderli come fossero criceti, un mondo in cui la scuola è un lusso e pane e latte un pranzo da re.
Per garantire al figlio una condizione migliore, tra la riprovazione dei vicini, la madre Antonietta decide di farlo aderire ad un progetto di solidarietà organizzato da PCI: un gruppo di bambini poveri verrà dato in affido ad alcune famiglie del Nord per alcuni mesi. Amerigo parte, con tanti altri, e si ritrova a Modena, in un mondo tutto diverso, in cui il cibo è per tutti e tutti hanno le scarpe. Qui diviene parte di una famiglia che scopre le sue potenzialità e gli offre tutta quella tenerezza che la madre, in lutto perenne per la perdita di un altro figlio, non riesce a dargli. Amerigo è diviso a metà, fra l'affetto per la madre e quello per la nuova famiglia, ma vuole tornare a casa. Quando torna, però, non riesce a stare bene: probabilmente per la paura di perderlo oppure per evitare al figlio delle delusioni, Antonietta cerca di allontanarlo persino dal ricordo di quello che ha vissuto, con conseguenze devastanti. La quarta parte del romanzo è insieme terribile e bellissima e riporta ordine ad una vita e ad un mondo.
Romanzo meraviglioso, che non nasconde gli errori e gli orrori a cui porta l'ignoranza, ma che celebra la solidarietà, di cui avremmo tanto bisogno in questi tempi bui.
Romanzo in cui, tra le righe, si parla di donne: della Zandragliola, che vive in un basso e sa comprendere, a Maddalena, che ha dedicato la vita ai figli degli altri per riempire il vuoto del figlio strappatole, da Derna, relegata dal Partito ad un ruolo subalterno, pur avendo fatto la Resistenza, a Rosa, che accoglie un figlio non suo, perché nel cuore c'è posto per tutti, come per i fagioli in un unico baccello.
Romanzo in cui, però, non si parla di Antonietta, che noi vediamo sempre e soltanto attraverso gli occhi bambini di Amerigo e che sembra incapace di carezze, forse proprio perché non ne ha mai ricevute. Nella quarta parte, finalmente, la conosciamo da altri punti di vista e scopriamo che ha recuperato da nonna ciò che da madre non è riuscita a dare e comprendiamo un po' di più di lei.
Assolutamente da leggere.
Lo metto mella lista dei libri da leggere. Grazie
RispondiEliminaIndubbiamente un romanzo bellissimo! Grazie di averlo condiviso con noi. Buona domenica a te mia cara
RispondiEliminaLetto, molto interessante
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