Dei libri dell'anno 74: Due


Cos’è il matrimonio? La tomba della passione? Una convenzione borghese? Una sistemazione sociale? Non è  molto facile capirlo per dei giovani venuti fuori dalla guerra ( la storia prende le mosse dal 1920) che vogliono godere dell’amore senza vincoli e regole, della passione senza responsabilità e senza pensieri. Del resto, i modelli genitoriali vedono, apparentemente,  rapporti freddi e distaccati tra i coniugi e il matrimonio si presenta come la più grande ipocrisia.
I protagonisti,  Marianne e Antoine, sono amanti e il loro sentimenti sembrano squilibrati: lei tutta presa da un amore che è desiderio incessante, carico di inquietudine, lui, discontinuo e volubile nella sua freddezza. Eppure si sposano, come per trovare un equilibrio e una stabilità in un mondo di incertezze perché “ per vivere felici ci vuole una parvenza di sicurezza “ e scoprono che , col matrimonio,  i coniugi non si vedono più,  conducono vite separate, pur nell’apparente ordine della quotidianità borghese. I figli che arrivano sono cose di donne, perché è difficile affezionarsi ad essi, a meno di immaginarli più forti e più belli di quanto siano realmente. 
La passione svanisce in una quotidianità fatta di apparenze e l’unica “forza" alternativa che subentra è l’odio, il rancore, l’ostilità. Ed ecco che si cerca nuova felicità altrove, in relazioni più o meno importanti,  che però mai intaccano il matrimonio, che mantiene un suo certo equilibrio,  in cui ogni soggetto recita la sua parte, quella che gli è imposta dalle circostanze e dalle aspettative del mondo. Eppure la relazione di coppia dona una  serenità forse inattesa, perché “la felicità coniugale non assomiglia alla felicità,  come l’amore coniugale non assomiglia all’amore” ma è pur sempre amore e pur sempre felicità. E nel trascorrere del tempo ci si rende conto di una grande verità: ”quegli anni di vita comune avevano portato a termine,  quasi all’insaputa dei due coniugi, il loro lavoro segreto: di due esseri ne avevano fatto uno solo  (…) come due fiumi che hanno confuso il loro corso” “La loro salvezza era in quello che affrontavano in quanto coppia e non come individui distinti (…) Uniti erano invincibili; a volte gli sembrava che la morte stessa non avrebbe avuto su di loro alcun potere.  Separati non erano che i più deboli tra gli esseri umani”. 
Ecco la forza del matrimonio,  che supera le avversità e le incomprensioni,  dietro l’apparente distacco fra i coniugi, apparente, appunto, come scoprirà sorprendentemente Antoine alla morte della madre, perché  la reale natura delle relazioni è nota solo a chi la vive. 

Ciò che colpisce in un questo romanzo è  la profonda attualità delle riflessioni,  anche se inserite in un contesto che è chiaramente fuori tempo. Certamente non una lettura da ombrellone (richiede particolare attenzione), ma assolutamente da consigliare,  anche perché fa pendant con l’altro capolavoro della Nemirovsky,  I doni della vita, in cui , in forme diverse,  si parla sempre di rapporti di coppia.

Commenti

  1. Ciao Dolcezze, ho scoperto la Nemirowsky solo recentemente e devo dire che mi piace molto.
    Buona giornata!

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  2. Sembra un libro interessante su argomento quasi vieto.
    Se avrò voglia di storie complicate lo leggerò. Per adesso non è il momento....

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