Della scuola ai tempi del coronavirus 3

 
foto dal web
Sono passati due mesi. Due mesi di didattica a distanza, due mesi di scuola virtuale. 
Due mesi senza ricreazione, senza richieste di andare in bagno o alle macchinette, senza pausa pipì e chiacchiere con il compagno. 
Due mesi senza lavagna (e non mi dite che quella dello schermo ė una lavagna. La lavagna è il gesso che stride, è "Vado io a prendere il gessetto, prof?", sono le mani sporche,  la polvere bianca sui vestiti, la scusa più bella "Sono allergica al gesso, non posso scrivere ") *
Sono passati due mesi. E sono passati su tutti come uno schiacciasassi. Sono passati sulle nostre abitudini,  sulle nostre convenzioni, sui nostri rapporti. Ormai non si preoccupano più di comparire in pigiama, di sbadigliare allo schermo, di giocare con le matite e le  palline. Tanto sono "mutati"**, e in tutti i sensi.
Questi mesi ci hanno cambiati, ma hanno anche riconfermato le nature. Chi studiava ha continuato a studiare, chi non studiava, appreso che per quest'anno "todos caballeros", ha continuato a non studiare.  Chi si nascondeva all'ultimo banco dietro il compagno capellone,  si nasconde dietro una telecamera che non funziona o una connessione lenta. Chi organizzava feste e incontri, organizza videochat pomeridiane e festeggiamenti di classe. Chi era puntuale nelle consegne, continua ad esserlo, chi le trascurava  continua a farlo. 
Nihil sub sole novum. 
E invece no. Perché la mutata sono pure io. E non solo per capelli indecorosamente lunghi e unghie malamente mangiate. Sono mutata io che parlo sempre, perché mi sono reinventata e mi son fatta istruire da loro ("prof, se pigia i tre puntini, si apre la tendina e può..."), perché ho capito ancora meglio che la scuola è un mistero di comunione, in cui , tra le varie discipline, ci incontriamo con l'altro,  gli doniamo una parte di noi e riceviamo altrettanto.  Ho imparato che gli abbracci non sono scontati e chiedere "Come va?" non è una semplice domanda. Ho imparato che non c'è dono più bello della fiducia che ti viene accordata,  nella condivisione di pensieri e problemi. Ho imparato che ho bisogno di loro e che loro hanno bisogno di me. 
Perché la Didattica a distanza sarà pure un valido aiuto, ma mai e poi mai può sostituire l'incontro, l'essere fisicamente l'uno accanto all'altro,  a contatto di gomito e, soprattutto,  a contatto visivo, e non attraverso uno schermo. Lo schermo è separazione. 
Abbiamo bisogno di stare insieme.  
Speriamo sia presto. 


*ebbene sì, non abbiamo ancora la Lim in tutte le classi e siccome io sono tradizionale,  quando posso uso il gesso e non la lavagna magnetica col pennarello
** neologismo per indicare chi ha il microfono spento

Commenti

  1. Hai perfettamente ragione, la scuola è incontro, è diventare parte degli altri, è farsi prossimo, è interpretare le espressioni, i “momenti”... tutte cose che attraverso uno schermo non è possibile.
    Speriamo che si possa rientrare a scuola, anche se non sarà la medesima scuola di prima. Ciao Dolcezze, buona giornata.
    sinforosa

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  2. Quanta verità! Da madre di un bimbo di terza elementare e uno della materna, non potrei essere più d'accordo! La scuola era una ricchezza che davamo davvero per scontato. E che manca ogni giorno di più.

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    1. E' sempre più difficile fare a meno di quella quotidianità.

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  3. Mi hai commosso.
    "Perché la Didattica a distanza sarà pure un valido aiuto, ma mai e poi mai può sostituire l'incontro, l'essere fisicamente l'uno accanto all'altro, a contatto di gomito e, soprattutto, a contatto visivo, e non attraverso uno schermo. Lo schermo è separazione.
    Abbiamo bisogno di stare insieme.
    Speriamo sia presto."

    E speriamo!!
    A me la didattica a distanza mi ha distrutto.
    Ma pare sarò comunque promossa in terza elementare :((

    Un abbraccio Dolcezze <3

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  4. sì, giustissimo. bravissima. bellissime parole. io amo la scuola e mi manca la scuola. la didattica a distanza non è scuola. è solo un espediente d'emergenza a cui abbiamo fatto ricorso, ma io voglio la scuola vera. bravissima. bellissimo post. baci. titty p. da bari

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    1. Noi come scuola abbiamo fatto il possibile, ma certo non siamo in grado di fare miracoli. E alla mancanza di contatto fisico non c'è rimedio

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