Della Fase 2 e di pensieri sparsi

Pare che si stia allentando la rigida quarantena che ci ha chiusi in casa e separato dal mondo per più  di due mesi.
Oggi sono tornata a scuola, per ritirare alcuni documenti necessari per i prossimi scrutini. Ho incontrato per strada la FataMadrina e non l'ho potuta abbracciare. Ci siamo salutate a distanza.  
Arrivata a scuola, sono stata bloccata alla porta: un collega, munito di mascherina,  ha fermato me, altrettanto mascherinaeguantimunita, finché non si sono allontanati i colleghi già presenti  ("In piu di quattro non si può entrare"). Nessuna chiacchiera liberatoria, nessuna risata. In silenzio e a capo chino ci siamo tutti affrettati a tornare nelle nostre tane. 
Oggi finalmente sono andata dal parrucchiere, e mi sono trovata in una specie di sala operatoria: intanto appuntamento ad orario preciso (ero arrivata prima e sono stata invitata a tornare al momento giusto), disinfettante per mani all'ingresso, kimono, mascherina, poltrona vaporizzata, lavabo sanificato, guanti, spazzole e pettini sterilizzati...molta ansia generalizzata. Un incubo, praticamente,  e per giunta accompagnato dalla lettura di un mediocre giallo sul kindle. I tempi dilatati mi hanno devastato, tutte queste regole mi hanno ulteriormente inquietato e quello che era sempre stato un momento di relax, accompagnato da quattro chiacchiere serene e un buon caffè,  è diventato l'ennesima occasione di disagio.
 
È cominciata ufficialmente la fase 2, ma ho l'impressione che la "quarantena" non sia affatto finita.
Intanto io non ho alcuna voglia di uscire (e quel minimo che ne avevo, dopo le esperienze di oggi si è esaurita del tutto) e l'unico desiderio che ho è rintanarmi ancora di più nella mia stanza, sul mio divano e di chiudere tutto fuori.
Non so come verremo fuori da questo momento.
Finora sono stata positiva,  ho cercato di resistere allo sconforto dominante, alla paura per quanto poteva succedere, ai timori per Villa Arzilla. Ho gestito la scuola nel miglior modo possibile, ho cercato di sostenere alunni e figli, ho sopportato le paturnie dell'Amato bene in smart working, ho cucinato pane, pizze e dolci,  ho ricamato di sera tardi, per mettere ordine al caos della mia testa, ma ora sono abbastanza abbattuta e mi chiedo se e quando usciremo da quest'incubo.

Voi come state vivendo questa fase?

Commenti

  1. Ti capisco. Io sono on attesa del rientro del secondo figlio dal nord. Sono stati mesi terribili e non so come sono riuscita ad arrivare mediamente sana di mente. Ora comincia un periodo ancora più complicato. Intanto il caldo che rende tutto più faticoso. Poi la sessione estiva degli esami che in conservatorio non è pensabile fare online, almeno per gli strumenti. E poi le uscite. La mascherina è un incubo, il non poter vivere liberamente la propria gestualità inibisce e demotiva qualunque desiderio di socializzazione. Poi il pensiero per il futuro che appare incerto, a cominciare dal mese di settembre, evocato come l'inizio dell'Apocalisse. E qui la comunicazione ha una responsabilità enorme. Io non ho paura, però l'incertezza stronca qualunque progetto. Ma forse anche questo, in una concezione provvidenziale della vita, mi insegnerà qualcosa.

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    1. confidiamo tutti di trovare un senso a tutto questo, ma è difficile. In bocca al lupo per tutto.

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  2. In un paesello è tutto più semplice. Comunque hai i capelli di nuovo in ordine, e questa è una cosa che ti farà bene all'umore anche nei giorni prossimi. Non è la normalità, lo so, non ancora. Ma i numeri sono buoni e si spera che presto si diano una calmata (e che ci rimandino a scuola!).

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    1. Chi l'avrebbe mai detto che desiderassimo tutti di tornare a scuola?!? e sì, i capelli a posto aiutano abbastanza

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  3. reagisci, mia cara. ieri pomeriggio io al contrario sono a stata in centro a Bari con le mie figlie. nella nostra libreria preferita. è vero, sì, si entra 4 alla volta, con guanti distribuiti all'ingresso, perché non puoi toccare libri che altri compreranno e "sporcarli"( non voglio usare la parola "contaminarli"), angolo bar chiuso, servizi igienici chiusi...qualcosa è diverso. questo è certo...ma uscire, tornare a spasso, vedere persone che hanno i tuoi stessi interessi è stato bellissimo.. un pizzico meglio ogni giorno. questo è il mio motto dall'inizio di aprile per me, da quando le cose hanno cominciato a mostrarsi un pò meglio. con tanta pazienza, trovando strade alternative, riusciremo a fare tutto... non torneremo mai indietro, a quella spensieratezza e leggerezza, 22 studenti diciassettenni in una stretta aula, o anche peggio... (io penso sempre ai concerti... 50.000 persone sudate e che si accalcano, cantando e ballando e muovendosi e schiacciandosi, come fosse niente) non torneremo facilmente a quello, ma sentire Diodato nell'Arena di Verona deserta, comunque un brivido ce lo dà... gioiamo del poco che avremo ogni giorno, dai. mettiamoci mascherine, teniamo un distanziamento sociale e facciamo ogni giorno un pizzico meglio di ieri.... ti abbraccio virtualmente. titty p. da bari

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    1. Il tuo abbraccio me lo prendo tutto, anche se virtuale. Cerchiamo, veramente, di essere positivi. Grazie

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  4. Dolcezze, che dirti, vieni a Roma. Io ieri sono uscita (anche io uscita più o meno ufficiale per la prima volta) e ho notato un sacco di caos. Gente ammassata, mascherine a collana, chiacchiere per strada... Sono ancora confusa, sinceramente. Forse è meglio andarci cauti, per il momento. Forse è meglio fare piccoli passi e imporre regole proprio come da te. Meglio, fidati.
    Tieni duro! Passerà, eccome. Vedrai.

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  5. Al di là dei problemi contingenti di lavoro e organizzazione domestica, che comunque pesano, in questo momento conta tanto l'atteggiamento individuale verso i rapporti sociali. Io ho da sempre uno stile un po' anglosassone, abbraccio solo mio marito e reagisco con fastidio a chi mi tocca o si avvicina troppo. Quindi non sento la mancanza di questi contatti. Per forza di cose ho dovuto riprendere presto a uscire, vedere persone e usare mezzi pubblici. La sensazione di pericolo o straniamento è durata poco, ora non ci faccio proprio più caso.

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    1. Io invece, da donna del Sud, ho bisogno del contatto umano, dei baci, degli abbracci, delle strette di mano. Per assurdo, mi pesa più il distanziamento che il rimanere a casa.
      (scusa, chi sei?)

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    2. Sono una tizia di Bologna che legge il tuo blog e quello di Murasaki. Prima o poi mi farò un account serio che mi permetta di commentare identificandomi ma senza usare il nome e cognome. Comunque spero per te che la sensazione di straniamento diventi più sopportabile.

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    3. Tranquilla! Era solo una curiosità. E speriamo, sì. Già mi sto imponendo di fare un po' di cose "esterne"

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  6. Scrivo da Milano, se ricordi. Qui inizio timidamente a uscire, ogni tanto, con i bambini. A fare un giretto. Ma i miei sono "piccoli" (8 e 4 anni), è difficilissimo tenerli fermi, non fare loro toccare ovunque... al piccolo la mascherina cade, e se gliela tolgo si mette le mani in bocca. La cucciola di 10 mesi è nel passeggino con la zanzariera, unica barriera che mi sento di metterle, e si guarda intorno stranita. Quando vede un adulto con la mascherina, piange.
    Insomma, sembra un po' di essere in "io sono leggenda".
    E come a te, anche a me manca un po' la voglia di uscire, di fare vita sociale. Sicuramente è colpa della paura di questo dannato virus, che ha portato via tante e tante persone qui da noi.
    E poi anche mangiarsi una pizza, tutti lontani, oppure bere un caffè senza poter fare due chiacchiere, non mi alletta per nulla. Ci abitueremo a questa convivenza col virus, dicono.
    Ma è molto triste pensare di farlo.

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