Di compiti in classe

perché nei compiti si "scopre" pure qualcosa di nuovo...


Giorni fa Murasaki ha pubblicato un post relativo all’utilità (o inutilità) dei compiti per casa. Lì Dolcezze ha già espresso la sua opinione a riguardo, ma ora qui vuole esaminare un altro aspetto, cioè quello dei compiti in classe, anche perché recenti avvenimenti le hanno dato parecchio da riflettere.

Non è un argomento nuovo in questo blog: ogni insegnante vive con un certo fastidio la verifica scritta (e non solo perché poi gli tocca di correggerla), visto che, fin troppo spesso, esso si risolve in una specie di lotta per impedire che l’alunno si “aiuti” e renda vana la prova. In altri tempi le cose erano relativamente più semplici: bisognava controllare che non ci fossero bigliettini, fisarmonichine, appuntini nelle pagine bianche del dizionario e che le comunicazioni con i sodali fossero ridotte. Che poi lo studente provasse a copiare e, spesso, ci riuscisse anche era parte del gioco. Con l’avvento della tecnologia tutto è diventato più semplice per l’alunno e più complesso per il docente, al quale non è sufficiente requisire il primo, il secondo e, a volte, anche il terzo cellulare, perché gli strumenti di cui i ragazzi dispongono oggi sono pressoché infiniti. Ciò nonostante il docente insiste: propone prove diversificate, dispone gli allievi a scacchiera, controlla come un falco da dietro, davanti, dall’alto eppure…il furbastro ci prova ma, siccome il diavolo fa le pentole ma si dimentica i coperchi, spesso succede che lasci mollichine dietro di sé, come Pollicino.

Prima delle vacanze Dolcezze aveva somministrato una verifica di letteratura latina, in sé non particolarmente complessa, alla Quinta. Durante le vacanze di Natale l’aveva corretta, insieme a quelle delle altre classi, ma, al rientro a scuola, si era accorta che 5 compiti erano rimasti infilati nella tasca della borsa e quindi, una sera un po’ più libera, aveva cominciato a lavorarci su, confidando di risolvere la faccenda in breve. E invece no. Letto e valutato il secondo e poi il terzo compito aveva notato delle molto sospette somiglianze col primo, riuscendo anche ad individuare la fonte (anni di filologia saranno pure serviti a qualcosa). Non contenta, visto che il compito n°3 presentava un’alternanza di stili degna del miglior Petronio, era andata a scartabellare su internet, trovando l’ulteriore fonte: WIKIPEDIA!!!
Ora va bene aiutarsi, va bene cercare conforto…ma utilizza qualcosa di meno rintracciabile, diamine!
Il giorno dopo Dolcezze ha tenuto una splendida (modestia a parte) lezione ricostruendo un mirabile Stemma codicum e poi ha fatto notare le incongruenze degli elaborati. A parte la fonte 1 (che aveva fatto copiare), i due copianti hanno protestato decisamente la loro innocenza, in base al principio: “negare l’evidenza, sempre”. Alla fine, il numero 3 ha ceduto: “Va bene, lasciamo perdere la domanda 1 e 3, ma il resto come andava?” Il 2 giura e spergiura di non aver usato il telefonino.

Alla fine, a che servono le verifiche in classe? Chi sa lo dimostra benissimo all’orale, chi non sa pure e, anzi, con una verifica scritta peggiora di gran lunga la sua posizione. Non sarebbe meglio lasciar perdere? 
Maggiore serenità per tutti, minori ulcere per i prof e più tempo per lavorare in classe.

(a giorni ci saranno i colloqui: i primi a prenotarsi sono stati i genitori dei due…to be continued)


Commenti

  1. I quali verranno a difendere a spada tratta i figli. Come fecero l'anno scorso i genitori di un mio alunno che tacciarono me di poca tolleranza. "Ma non si ricorda di essere stata alunna anche lei?"

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    1. In parte sì e in parte no. Dammi il tempo di scrivere il post e racconto com'è andata.

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  2. Tuttavia, a prescindere dai casi che citi, tu, da insegnante, concordi con me che un'ottima ed omogenea copiatura è comunque indice di una certa preparazione alla sintesi ed alla prontezza al problem solving. Copiare bene non è una roba semplice, o no? ^_*
    Un abbraccio, Dolcezze

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    1. Infatti. Sono assolutamente certa che un altro ragazzo ha usato qualche "aiutino", eppure l'ho valutato bene, proprio perché la rielaborazione era stata molto intelligente e rivelava una certa conoscenza dell'argomento.

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  3. Modestamente, qualche anno fa feci una lezione di questo tipo, divertendomi molto e prendendoli in giro con bel garbo - ma erano una classe delle medie, culturalmente sprovveduti in modo spaventoso e molto sfiduciati nelle loro possibilità: https://ildiariodimurasaki.blogspot.com/2010/04/applicazioni-della-filologia-nella.html
    Dopo quella tirata mi tennero in maggior considerazione e... si attentarono a studiare un po'. Alla fine della Terza fecero un gran bell'esame, devo dire.

    Copiare bene e con criterio è senz'altro indizio di buone capacità, ma se molto banalmente valuti non tanto le capacità di problem solving ma le conoscenze di, poniamo, letteratura latina, la valutazione rischia lo stesso di scivolare verso il basso...
    Comunque si sa che la Verifica Scritta si fa principalmente per due motivi:
    1) Non c'è tempo di interrogare tutti
    2) avere un voto in più
    e in effetti è verissimo che l'intera faccenda andrebbe ripensata alla luce dell'utilizzo delle nuove tecnologie. Che ormai vengono padroneggiate anche alle medie, seppur con maggiore ingenuità.

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    1. Ho riso fino alle lacrime al tuo post: io non sono stata così brava! Comunque sì, le prove di verifica dovrebbero essere rimodulate

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  4. ahahahah morta...mi hai ricordato i miei tempi al liceo, io ero bravina e non copiavo, ma ho dei ricordi dei miei compagni da far ridere!

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  5. Oramai so quali tipologie di compiti possono essere vittime di scopiazzature varie, ma se decido di fare sul serio, e ciò accade spesso, corro ai ripari con domande e richieste analitiche all’inverosimile e qui casca l’asino. Soltanto chi studia riesce a far bene.

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  6. Il grave qui non è copiare, è copiare da Wikipedia. La morte della cultura.

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