De senectute
foto dal web |
Quando al Liceo aveva studiato Mimnermo e Solone che
disquisivano sulla vecchiaia, non aveva avuto dubbi: fra il primo, che la
considerava il peggiore dei mali e il secondo che la vedeva come un’occasione
per imparare sempre qualcosa di nuovo, ovviamente Dolcezze parteggiava per Solone. Aveva
la visione biblica della vecchiaia del giusto, con corona di figli e nipoti e
trovava particolarmente affascinante l’idea del senex che tramanda il suo
sapere e la sua esperienza e alla fine, esaurito il suo compito di guida, si addormenta serenamente.
Quando alcuni anni fa il Genitore, già ottantenne ma in
ottima salute, lamentava la fisiologica diminuzione delle sue forze, lei gli
faceva notare come lui avesse la fortuna di vedere i suoi nipoti crescere, a
differenza del Nonno, suo padre, che non aveva avuto questa gioia, e gli
ricordava Solone: “Più invecchio, più imparo”.
Oggi non lo dice più.
“Senectus ipsa morbus”, ma se è accompagnata da malattie
dolorose o mortificanti, allora è peggio della morte. In questi giorni, in cui
assiste impotente al rapido e progressivo peggioramento delle condizioni della
Genitrice (e alle sue sofferenze senza conforto) e all’ormai totale dipendenza
del Genitore dagli altri, Dolcezze è presa da uno scoramento senza fine.
Se, infatti,
invecchiare è un dono, questo nasconde, però, dei frutti avvelenati: alla
possibilità di vedere (e veder crescere) i figli dei figli, si contrappone il
perdere progressivamente parenti e amici che ti hanno accompagnato nel tuo
percorso, al poter dire tutto quello che si pensa si contrappone la solitudine di pomeriggi e serate senza visite e
telefonate, alla libertà dal lavoro e al tempo libero si contrappone la
mancanza di salute per fare quello che si è desiderato nella giovinezza. Ma
l’aspetto peggiore è un altro: è la perdita dell’autonomia e della libertà di
scelta, che spesso subentra alla malattia. E se da un punto di vista razionale
si deve ringraziare la medicina che ha fatto passi da gigante, non si può,
però, non evidenziare che essa non ha allungato all'uomo la vita, ma soltanto
la vecchiaia.
E questa porta ad un altro grave limite: la consapevolezza che il proprio
cammino è al capolinea e, se pure si è “pronti, con le lampade accese”, si perde
di progettualità e si muore già da vivi.
E nel momento in cui la Genitrice, impavida guerriera, dice: "Non ce la faccio più", allora veramente a Dolcezze cominciano a tremare le vene e i polsi.
Cosa aggiungere?
RispondiEliminaIo vivo il dramma di mia madre colpita dall' Alzheimer e di mio padre che si attacca a lei come mai in più di 60 anni di amore.
Le mie zie, in salute, ma pur sempre approdate a una veneranda età,le vedo prive di stimoli perché la vecchiaia toglie il senso vero della vita che è la progettualità.
E allora non resta che affidarsi a Dio perché accompagni i nostri cari in questo ultimo periodo confortandoli e cullandoli con il Suo infinito amore.
Io non posso fare altro che soffrire con e per loro.
E' proprio vero tutto quello che hai scritto. Sottoscrivo in pieno.
RispondiEliminaMi dispiace proprio tanto per le condizioni dei tuoi genitori. Ti sono vicina,
Rosa
:'
RispondiElimina:*
Come tua madre, anche tu sei una grande lottatrice. Ma persino i più impavidi guerrieri hanno diritto al riposo... e le ondate di caldo sono terribili per gli anziani, anche per quelli che amano il caldo. Per chi è legato a loro da nodi che non possono essere sciolti diventa tutto più difficile.
RispondiEliminaTi abbraccio, ché altro non posso fare.
Si può forse dissentire? Proprio no. Capisco, anche perché vivo una situazione non proprio paradisiaca sotto il profilo della salute dei miei. Coraggio, dai!
RispondiEliminaHai scritto tutto tu. E facendo mie anche le osservazioni e i commenti di chi mi ha preceduto anche io ti abbraccio forte.
RispondiElimina@ tutti: GRAZIE
RispondiElimina...ma avere te, di fronte e al finaco, regala di sicuro un sorriso e un legaccio in più alla vita... Ti abbraccio
RispondiEliminaNon so cosa sia peggio onestamente.
RispondiEliminaIo tremo all'idea di perdere la capacità di essere autonoma. Già do giù di matto, quando ho solo un'influenza e mi trovo a dover chiedere aiuto.
Speriamo bene ...