Dei segreti dei libri
Come ogni prof sa, chiedere in prestito agli alunni un libro durante una lezione è FORTEMENTE RISCHIOSO. Il libro è custode non solo del sapere, ma anche dei piccoli segreti volontariamente o inconsciamente consegnati alla carta durante noiose ore di lezione e contiene scambi di opinioni, commenti o disegnini vari.
E ciò, ovviamente, lo sanno bene anche gli alunni.
Questo è il motivo per cui quando il prof chiede: "Chi mi presta il libro di...?" all'improvviso si vedono movimenti sospetti, i libri vengono occultati sotto i quaderni o spariscono negli zaini e solo dietro ripetute insistenze il Buono della classe, quello che ha il testo perfetto, si avvicina col prezioso tomo. (Sì, lo so...il prof dovrebbe avere i suoi libri ma, fra computer, agende, quaderni e compiti corretti, cammina praticamente con un trolley...e non ce la può fare).
Nel corso degli anni Dolcezze ha ricostruito dai libri le storie d'amore, ha individuato le dinamiche della classe, ha scoperto gli artisti (fino a una decina di anni fa andavano di moda i simboli fallici, ora quasi completamente spariti) e, soprattutto, l'effetto delle sue lezioni. A parte gli ovvi: "Ho sonno","Non ce la faccio più", "Ma quando finisce?" "Che ore sono?", ha scoperto anche le poesiole a lei dedicate (che non può inserire qui perché, in perfetta rima, contengono il suo nome e cognome, ma che, giura, sono un perfetto esempio di corretta applicazione delle regole metriche e di struttura di un testo poetico) e anche tenere dichiarazioni d'amore (perché sì, anche Dolcezze è stata giovane e carina).
Orbene, perché questa lunga premessa?
Dolcezze in questi giorni sta facendo ripetere la Stella per l'esame orale e nel suo libro ha scoperto un'altra chicca: la traduzione creativa
(si passi il francesismo...) |
Dolcezze dubita fortemente che l'insegnante abbia utilizzato la parola tra parentesi, ma certamente il senso del termine è stato PERFETTAMENTE inteso!
Mi hai fatto tornare in mente che al liceo avevo deciso che la migliore traduzione per la frase "en tais gargais" (scusa ma ho rimosso la grafia originale ed il 90% del greco) fosse il sicilianissimo "in te' jargi".
RispondiEliminaSaranno pure delle licenze poetiche poco ortodosse ma scommetto che tra 30 anni tua figlia ricorderà esattamente la frase in questione.
;)
Niente rende meglio del "francesismo" in questione.
RispondiEliminaE si memorizza alla grande!!!
Siciliano for ever.
A parte che fra poco il termine sarà inserito nel nuovo Zingarelli....