Di paure e di incertezze
“Mamma, tu hai detto che le
nostre case sono costruite con …non mi ricordo come si chiama”
“Cemento armato. Sì, dopo il
terremoto del 1908, c’è l’obbligo di costruire strutture antisismiche”
“Mamma, ma siamo sicuri che casa
nostra sia così?”
“Certo” (speriamo)
“E anche casa dei Nonni?”
“Quella sicuro! E’ stata
costruita subito dopo il terremoto”
“E la scuola?”
“Spero proprio di sì”
“Ma sei sicura che non possa
succedere anche da noi?”
“Purtroppo no. Da noi è molto
facile che si verifichino terremoti. Ecco perché le nostre costruzioni sono
tutte di cemento armato”
“E perché in quei paesi non erano
così?
“Perché erano case antiche,
costruite tanto tempo fa”
“Mamma, ma io ho visto anche case
nuove crollate!”
“…”
“E se c’è da noi che dobbiamo
fare?”
“Non te l’hanno detto a scuola?”
“Sì, dobbiamo metterci sotto i
banchi e poi cercare di uscire fuori”
“Giusto”
“Ma tu sarai con me?”
“Mammina, non lo so. Se io non ci
sarò, tu fa’ quello che devi”
“Mamma, ma io ho paura”
“Anch’io”
Questo è il dialogo tra Dolcezze e il Cucciolo, che non vorrebbe vedere
il telegiornale e vuole stare sempre attaccato a lei.
Ma anche Dolcezze è turbata, tanto per i
morti e la distruzione, ma anche tanto perché lei e la sua gente coi terremoti
ci convivono da sempre, perché i racconti del Nonno rimasto per 4 giorni sotto
le macerie della sua casa insieme ai cadaveri del padre e del fratello e quelli
della Nonna portata in braccio dai marinai russi sulle navi hanno accompagnato
la sua infanzia e la sua fanciullezza, perché un paio di terremoti molto forti
li ha vissuti anche lei, e se può raccontarlo è proprio per quelle case
costruite bene.
Sa bene, però, che alla forza della natura, quando è devastante, non basta opporre case costruite bene.
Sa bene che non ci sono altre strade se non quella della prevenzione, ma sa pure bene che non c'è certezza di niente e nessuno può pensare di essere al sicuro, nonostante la cura e l'attenzione.
Questo dà all'esistenza quel senso di incertezza e precarietà che la sua gente conosce fin troppo bene.
Per questo non saranno solo le case a dover essere ricostruite.
Difficile parlarne con i bambini e ancora di più allontanare le loro paure, che poi sono anche le nostre.
RispondiEliminaSiamo assai turbati e impauriti anche noi, terremotari da salotto, che seguiamo la vicenda al computer, figurarsi chi c'è già passato. E d'altra parte qualcosa ai bambini va pur detta, perché questo è un caso in cui un po' di informazione potrebbe essergli molto utile, anche se tutti speriamo di cuore di no...
RispondiEliminanon sono periodi facili per i bambini. per chi vive in prima persona i drammi e per chi è lontano ma non immune dalla paura. i miei figli sono partiti con l'incubo isis e sono tornati con la paura del terremoto. ma non si può nascondere le informazioni e si deve continuare a vivere
RispondiEliminaRicordo che mia madre,donna dotata di straordinario equilibrio,perdeva letteralmente la testa ogni volta che c'era una scossa di terremoto.Ne abbiamo vissute tante,la famiglia di mio padre è stata distrutta dal sisma del 1908,eppure io mi sento stranamente tranquilla.
RispondiEliminaSoffro per chi ha perso i propri cari e tutto ciò che aveva.Prego Dio di aiutarli a non perdere la speranza.
In quanto a me,da sempre ho temuto solo per il mio amatissimo pianoforte a coda.
I familiari sono esclusi da queste riflessioni.
Dio mio, siamo tutti turbati: non ci sono parole per descrivere l'angoscia. Forse sei riuscita a delinearla tu attraverso il tuo dire così sentito.
RispondiEliminaDal canto mio, il giorno dopo la terribile notte, Lollino, sentendo parlare del terremoto, ha voluto chiamare il papà lontano:
- Papà...stai bene? L'hai visto il terremoto?... ah si... ma tu ce l'hai sempre la pistola che spara? - [ sottolineo che il papà possiede un'arma perché indossa una divisa ] - ...allora se il terremoto torna, tu sparagli, eh... Ok! Ciao...
E mi ha restituito il telefono, soddisfatto.
Io di spiegargli come va veramente la faccenda non me la sono sentita. E spero di non dovermi mai nella vita ritrovare a farlo. Confido di cuore che almeno la Terra possa d'ora in avanti avere pietà dell'uomo. Prego per questo.