Dei libri dell'anno 36 : Quello che mi spetta





C’è una ragazza di 15 anni, Masumeh, che indossa il chador, è pia e devota, ma non si accontenta di un corso di taglio e cucito, perché vuole studiare e, se possibile, andare anche all’Università. 
C’è una famiglia legata alle tradizioni, un padre affettuoso e una madre troppo proiettata verso i figli maschi.
Questa ragazza non vuole un matrimonio combinato e si innamora, perdutamente anche se platonicamente, di un giovane farmacista, che la ricambia. Ma questa storia non è possibile: percossa, relegata in casa, è costretta a sposare un giovane che non ama e non la ama, anzi, la disprezza perché, secondo lui, è troppo giovane e ignorante.
Masum è sempre sola, con un marito (che è un attivista politico comunista sempre fuori con gli amici) assolutamente anaffettivo, chiuso com’è nei suoi progetti di rivoluzione. Ha 2 (poi 3) figli, che tira su da sola, coprendo le assenze del marito di fronte alla famiglia. Quando comincia la ricerca e la cattura dei dissidenti, nasconde in casa sua Shahrzad, la donna forte della cellula comunista del marito, e la sua permanenza nella casa segnerà la svolta: Shahrzad scoprirà la bellezza della “maternità”, anche se mediata da Masuud, il figlio piccolo di Masum, la protagonista si rivelerà essere la donna forte e saggia, madre e sposa amorevole, donna intelligente e coraggiosa.
Quando Hamid, il marito, verrà arrestato, torturato e condannato a 15 anni di carcere, Masum prenderà in mano la sua vita, lavorerà per mantenere sé e i suoi figli, riprenderà gli studi, anche se la laurea le sarà impedita dall’avere un marito prigioniero politico. E quando, finalmente, con la rivoluzione il marito tornerà a casa, malato e depresso, sarà nuovamente lei a riportarlo alla vita.
In un romanzo normale questo sarebbe un soddisfacente happy end, ma siccome la vita è un’altra cosa, Masum dovrà affrontare ancora tante prove, cadere e rialzarsi tante volte, prima di riacquistare la sua serenità.
La grande Storia, infatti, entra prepotentemente nella sua piccola storia e noi con lei siamo testimoni di una trentina d’anni di vicende iraniane, raccontate dall’interno. 
Emerge una figura di donna molto forte, ma contemporaneamente molto debole: lei è figlia di, sorella di, moglie di, madre di…non è mai Masumeh. Tutta la sua vita è consacrata al suo ruolo e rimanderà il godimento di “quello che le spetta”
Il finale infastidisce, ma, nel contempo, è l’unico possibile.
Dal punto di vista linguistico, la prosa è molto semplice. La storia è raccontata in prima persona e sembra quasi un racconto della nonna, piano, scorrevole, esemplare.
Il romanzo ci consente di entrare nella storia dell’Iran “naturalmente”, perché il processo identificativo con la protagonista è immediato, nonostante la diversità di mentalità e costumi.
La figura di Masum è molto bella e, in qualche modo, paradigma di tutte le donne che, nei secoli, si sono donate alla famiglia annullando loro stesse, ma, nel contempo, è molto dolorosa, proprio perché, almeno nel romanzo, lei non avrà mai, pienamente, ciò che le spetta, ingabbiata com’è nel suo ruolo e nella difesa dell’onore della sua famiglia. 


Questo, come sempre, per il venerdì del libro


Commenti

  1. che bella recensione! mi hai messo un sacco di curiosità su questo titolo.. ora vedo se riesco a reperirlo in formato kindle!

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  2. Ho letto questo romanzo qualche anno fa.Ricordo che il finale mi lasciò male anche se,come dici tu,non sarebbe stato coerente un altro epilogo.
    La cosa però che mi ha affascinato del libro è scoprire un'affinità totale con le aspettative di una ragazza tanto lontana da me per cultura,tradizioni e soprattutto religione.
    Sono contenta che anche tu lo abbia apprezzato.

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  3. Molto interessante. Leggerò. Grazie, cara.

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  4. Un libro interessante, su una realtà che ancora conosciamo troppo poco. Grazie del suggerimento

    Ciao
    Flavia

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  5. @ Iole: Non ne ho idea...io sono ancora legata al cartaceo (ma giusto perché ancora non ho provato il kindle). Mi dico sempre che devo provvedere...ma rimando sempre
    @ Solsido: credo che sia un problema di "realtà femminile" in genere. CC'è una storia che accomuna, nonostante le inevitabili differenze, tutte le donne di tutti i tempi e di tutti i luoghi
    @ povna: credo che ti piacerà, nonostante l'apparente semplicità di espressione
    @ Flavia: Infatti. E, tra l'altro, è un "bagno" di storia

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  6. Grazie per questa recensione Dolcezze!
    Un libro molto interessante!
    un abbraccio Maria

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