Delle estati di quand'ero bambina
Quando
ero bambina per me l’estate cominciava il giorno dopo la chiusura della scuola.
Quella mattina mi alzavo prestissimo, prendevo l’autobus e andavo in stazione
con mio padre. Mi imbarcavo con lui in un treno di pendolari, pieno zeppo di
gente assonnata e di afrori insopportabili e mi addormentavo, cullata dal suono
delle rotaie sui binari. Poi Papà mi svegliava, scendevamo e, con la sua mitica
500 raggiungevamo il suo ufficio. Mi mettevo in un angolino con i miei fumetti
o il mio quaderno dei disegni e aspettavo che passasse il tempo. Ad un certo
punto Papà mi chiamava e facevamo colazione. Dalla sua borsa marrone usciva la
pietanziera di alluminio (esistono
ancora?) che Mamma aveva riempito e mangiavamo insieme. Poi riapriva l’ufficio, passava un altro po’
di tempo e finalmente prendevamo la strada tutta curve per arrivare al Paese.
Ciò
che mi accoglieva, insieme all’aria cristallina e al venticello fresco che
spazzava il caldo della città, era l’odore forte e penetrante del letame di
cavalli, muli, asini, capre e galline che invadeva ogni singola pietra della
strada, ogni singola casa e pure la chiesa. Davanti ad ogni porta c’era una
sbarra di ferro dove “scrostare” le scarpe, ma qualcosa entrava sempre e
l’odore impregnava capelli, biancheria e mura… dopo un po’ non ci facevi più
caso e diventavi anche tu parte di quell’olezzo collettivo che eguagliava più
di ogni lotta di classe.
Lì,
nella grande casa, mi accoglievano la Nonna e le zie e, dopo il primo
bagno, si attendeva il ritorno degli altri. Mi mettevo nella terrazza con la
Nonna a fare con lei “la piccola vedetta
lombarda” finché non vedevo arrivare gli zii a cavallo, con le bisacce
cariche di ogni bene. E a quel punto si faceva festa, perché era arrivata la
Regina, alla quale dedicare ogni attenzione per i tre mesi seguenti (perché la scuola cominciava il 1° ottobre,
ricordate?).
La
notte sprofondavo nel lettone enorme, con 3 materassi di lana, che mi
accoglieva come un bozzolo caldo. La mattina facevo colazione con il latte
appena munto con tanto zucchero, che lasciavo in fondo, per poterlo recuperare
con la punta del cucchiaio, insieme al tocchetto di pane, tagliato con
precisione geometrica dalla grande pagnotta: prima fette alte un dito, poi da
ogni fetta strisce sottili tagliare a dadini…e in ogni fetta la mollica
compatta, con tanti buchini, come di ogni pane fatto impastando a mano, con
lievito naturale, e cotto nel forno a legna. Il sapore di quel latte e di quel
pane è nella mia memoria e lo ricerco (con scarsi risultati, ahimè) in ogni
tazza di latte e in ogni fetta di pane…
Le
giornate scorrevano con altri ritmi, calmi, lenti. La Nonna dopo aver governato
le galline, si sedeva a fare la calza, coi 4 ferri, e mi raccontava storie. Mi
parlava di sua madre, alla quale io somigliavo, di suo marito, mio nonno, morto
nell’attesa della nipotina, nata, però, solo dopo un mese. Mi mostrava mio
padre bambino, paffutello e nudo su una pelle di leopardo o impettito nella
divisa di Figlio della Lupa. Mi prendeva le sue pagelle, scritte con
l’inchiostro in bella grafia, con tutta la sfilza di 10 e i giudizi
lusinghieri…e io godevo di quelle vecchie carte e dei vecchi libri, con le
pagine ingiallite e con l’odore di casa, di legno bruciato e di pane appena
sfornato.
Ogni
giorno era una scoperta nuova: erano in tanti ad occuparsi di me e lì ho
imparato almeno la metà delle cose che so. Un giorno facevamo i biscotti, un
giorno il pane, un pomeriggio andavamo al boschetto e un altro alla Villa. Se
c’era brutto tempo e non si poteva uscire tagliavo figure dai giornali o
giocavo con la Barbie, per la quale creavo la casa in una finestra. E grazie a
lei ho imparato a lavorare all’uncinetto (dovevo farle copertine e tendine!)
E
leggevo, leggevo tanto e non mi annoiavo mai, anche se non c’erano altri
bambini, perché avevo troppe cose da vedere e da sperimentare: le lenzuola
ricamate, il telaio per tessere il lino, le uova da cercare nella cesta e da
mettere, calde calde, nella segatura. E la campagna, il raccogliere i frutti
dall’albero, le passeggiate fra gli ulivi “Vedi,
questo l’ha piantato mio padre quando sono nato io, questo quando è nato lo zio
Enzo, questo…”, la vendemmia e l’uva da pestare nel palmento.
Nelle
mie estati non c’era mai caldo. Il caldo lo lasciavo in città. Lì, al paesello,
uscivo con la giacchetta e dormivo con due coperte. (A dire la verità in questi giorni dormo anche qui con la copertina…ma
è un’estate strana…). Il mio gioco preferito ora non esiste più: si
trattava di ritagliare bamboline di carta coi loro vestitini, che si potevano
cambiare inventando storie sempre nuove. Prima di tagliare, però, bisognava
rinforzare il foglio incollandolo su un altro foglio e per questo creavo una
mistura appiccicosa con farina e acqua, che a me sembrava una pozione magica, perché
bisognava mescolare, mescolare per togliere tutti i grumi. Oppure, se c’erano i
nipoti della vicina, giocavamo “e nuccidde”, un bowling primordiale, fatto con
le mandorle.
Rileggendo,
mi pare di parlare della preistoria e, invece, si tratta di 40 anni fa. Un po’
mi intristisce pensare che i miei figli non hanno vissuto tutto questo, anche
se hanno internet e sanno usare la tecnologia molto meglio di me.
Molto mi rattrista sapere che tanti protagonisti della mia infanzia non ci sono più o sono molto malconci.
Rimangono i ricordi, rimane l’affetto, rimane l’esperienza…e forse è questo quello che conta.
Molto mi rattrista sapere che tanti protagonisti della mia infanzia non ci sono più o sono molto malconci.
Rimangono i ricordi, rimane l’affetto, rimane l’esperienza…e forse è questo quello che conta.
mamma mia, che ricordi vividi...
RispondiEliminami fai ripensare alle vacanze che trascorrevo nella casa dei nonni, quella in cui ho passato le vacanze quest'estate.
il latte freschissimo, il pane, gli olezzi...
ci ho portato i pargoli, ma quelle vecchie fotografie oramai sono solo racconti. Purtroppo...
Pare che questo caldo ci metta in vena di ricordi.
RispondiEliminaBellissimi i tuoi, mi hai trasportato in un mondo che mi sarebbe piaciuto conoscere e che sarebbe stato perfetto per la me bambina, che amava seguire i passi dei vecchi, imparare le loro arti ed ascoltare le loro storie!
Wow ma le tue vacanze non sono poi state così male... Si è vero, uscire e vedere gente della propria età è bello, ma anche sentirsi coccolati da chi ci vuole bene è bellissimo, e poi i giochi di una volta sono i più belli secondo me... Avrei voluto vivere a quei tempi... Anzi forse ancora prima...
RispondiEliminaMaira
Mi rifiuto di ricordare,fa troppo male.
RispondiEliminaComplimenti per questa bellissima rievocazione,sembra di vederti.
Ma io dico,e il mare???? Che estate era senza mare,che siciliana eri?
@Carla: sono i profumi e i sapori a rimanerti dentro. ...sei d'accordo pure tu, vero? E quelli non li puoi spiegare. ..
RispondiElimina@MammaInSe: Non so dirti se è l'estate ma i ricordi si sono presentati in modo così vivido. ..che ho dovuto parlarne.
@Maira: hai ragione. Sono stata una bambina molto fortunata
@ Solsido:il mare è entrato nelle mie vacanze tardi e, cmq, per pochi giorni. Questo è probabilmente il motivo per cui prediligo la montagna al mare.Siciliana anomala sono!
Che bella pagina, mi sono sentita dentro un libro e ho immaginato ogni dettaglio! Si legge la passione del racconto, i momenti che rivivono! Proprio un bel post, grazie per averlo condiviso! :D
RispondiEliminaNon so cosa sia successo al commento che avevo scritto prima.. ti ringraziavo e ti dicevo che spesso sento il bisogno di fermare sulla carta ricordi che temo possano sparire. Vediamo se questa risposta resiste!
RispondiEliminaDal punto di vista letterario voto questo come il miglior post finora! ♡
RispondiEliminaChe bella rievocazione!
RispondiEliminaAdoro leggere del tempo passato, quando poi è scritto così bene, ancora di più!
Arrivo da lInky party di alex e mi aggiungo ai tuoi lettori con ero piacere.
Ciao,
Anna
Bella descrizione, complimenti
RispondiEliminaCiao Stefania
Ti ho scoperta grazie al Linky party
Grazie a tutte! Sono felice che siano passati nelle parole i sentimenti che provo.
RispondiEliminaBellissimo questo racconto!
RispondiEliminaQuanti bei ricordi hai. Sei stata bravissima a fissarli "sulla carta".
E' vero, il mondo è molto cambiato ma i nostri figli avranno altri ricordi altrettanto belli, anche perché i ricordi di quando si è bambini sono avvolti sempre di una patina speciale, di una bellezza e dolcezza unica!
Grazie per questo meraviglioso post.
Un forte abbraccio Maria
Speriamo di riuscire, come genitori, a creare ricordi altrettanto belli per loro!
EliminaQuesto sì che è un viaggio!!!! Mamma mia che bel racconto!!!!
RispondiEliminaE' come tuffarsi dentro un libro .....
SENZA PAROLE!!!!!
p.s. una sbarra di ferro per scrostarsi le scarpe campeggia da sempre davanti al portone di casa mia a Trento
Grazie! Sei molto cara!
Elimina...cavalli anche dalle tue parti?
Non ne ho la più pallida idea!
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