Dell’abominevole caso dell’Educazione Civica


Il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca nel precedente governo ne ha combinate più di Carlo in Francia. L’anno scorso, a scuola già iniziata, ha partorito la riforma dell’Esame di Stato e ha, di punto in bianco, modificato prove scritte e prove orali. Dopo anni di martellamento su saggi brevi e articoli di giornale, dopo che i ragazzi da secoli organizzavano e pianificavano percorsi, dall’oggi al domani si sono trovati davanti a nuove forme di analisi e di colloquio. Poco male perché, globalmente, le prove erano persino più semplici, molto male perché è sparito il tema di storia, certamente poco frequentato negli ultimi anni, ma fondamentale  come segno dell’importanza della disciplina.
Poi il ministro, richiesto su come potenziare la scuola del Sud, con gli occhietti iniettati di sangue del leghista convinto, aveva detto che la soluzione era che gli insegnanti del Sud si mettessero a lavorare (visto che, evidentemente, secondo lui in classe leggevano il giornale o facevano l’uncinetto)
Poi, a conclusione di un percorso accompagnato da varie altre amenità, sotto il sole di agosto, che evidentemente quest’anno è stato particolarmente forte, ha pensato bene di introdurre nelle scuole l’Educazione Civica, con 33 ore settimanali, specifico voto in pagella, A DECORRERE DAL 5/9/2019.
Domanda: ma cosa c’è di nuovo? Lo studio della Costituzione, della bandiera e dell’inno, le varie educazioni (alla cittadinanza digitale, ambientale, legalità, rispetto dell’ambiente, protezione civile, sviluppo sostenibile et cetera) SI FANNO GIA’. In ogni curriculo che si rispetti, in ogni disciplina, i tanto bistrattati docenti fannulloni LO FANNO GIA’. Ma veramente il Miur pensa che debba essere imposto per decreto l’impegno per l’ambiente o la lotta contro le mafie?
Problema: ma come si può pensare di introdurre IN ORARIO una disciplina aggiuntiva che, per sua stessa natura è necessariamente trasversale? E fare ciò in 15 giorni?
Ed ecco che le singole scuole si sono attivate con i programmi più fantasiosi: chi proponeva di togliere un’ora curricolare a geostoria (al biennio) e a storia (al triennio), per il famoso principio che per aumentare occorre ridurre quello che si fa già; chi proponeva di ritagliare un’ora rosicchiando 15 minuti alle varie materie, per fare un ottimo spezzatino di cittadinanza: il tutto, ovviamente, a rotta di collo, con una pianificazione improvvisata e raffazzonata perché la normativa, che pure ribadiva per ogni dove la trasversalità della disciplina, ne obbligava la presenza in orario per 33 ore nell’anno. 
Grande caos generale, finché, fortunatamente, il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, ha bloccato la legge, anche se non in via definitiva.


Ora Dolcezze, vecchia prof che ha la presunzione di dire che questa disciplina l’ha sempre insegnata ogni giorno (quale che fosse la specifica materia in orario), che ha sempre fatto studiare l’Inno nazionale e la Costituzione e che ha anche la presunzione di dire che ogni docente, nelle sue ore, sempre e da sempre educa alla salute, alla cittadinanza, al rispetto dell’altro etc etc, non può non continuare a pensare che chi governa la scuola non la conosce per nulla e spera che la nuova Dirigenza conosca qualcosa di più del mondo che dovrà amministrare e avrà più rispetto per chi coscienziosamente e silenziosamente ci lavora.

Commenti

  1. Mi hai bruciato il prossimo post! O meglio, mi hai prevenuto perché di questa curiosa pagina della nostra scuola volevo parlare anch'io. È la seconda volta in quinsici anni che qualche ministro dell'Istruzione si sveglia la mattina, farnetica qualcosa sull'educazione civica, si guarda bene dal dare delle ore aggiuntive - del resto, perché dovrebbe, visto che si tratta sempre di tematiche già trattate da tutti per un verso o per l'altro? - per poi buttare lì un distratto elenco di argomenti, chiudere il documento e andare in camera dei suoi figli a leggergli qualche favola per la buona notte. Il tutto buttando l'intero settore scolastico nelle ambasce perché è abitudine degli insegnanti spaventarsi con poco. 33 ore all'anno per argomenti che spaziano dalle tematiche ambientali all'Inno d'Italia all'educazione alimentare all'impegno civile non credo esista consiglio di classe capace di non farle, utilizzi quelle e amen. La grande domanda caso mai è perché perder tempo a insistere su cose ovvie. Come se facessero proclami e leggi e circolari per dire che "d'ora in poi a Matematica si insegnerà a contare" oppure ad Artistica si useranno matite e tempere. Sai la grande avventura!

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    1. Il trionfo dell'ovvio, infatti. Ciò che mi ha "turbato" è stato il "turbamento" delle scuole. Bastava dire, secondo me, che ogni disciplina ritagliava al suo interno 2/3/4/5 ore, a seconda del proprio monte orario, per "verbalizzare" quanto fatto curricularmente. Le 33 ore in più, da aggiungere extra sono, invece, un delirio, oltre che una grossa mancanza di fiducia nel sistema scuola: la scuola è ONTOLOGICAMENTE educazione civica.

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  2. L'ultima frase che scrivi sintetizza perfettamente la questione. Ma da molti anni la Gran Questione sull'insegnamento di Educazione Civica funge da specchietto per le allodole, proprio perché parte dalla considerazione (falsa) che di educazione civica nin si occupi nessuno quando invece, volenti o nolenti, ce ne occupiamo davvero TUTTI. Funziona come quando sui social si lodano i bravi ragazzi che vanno in corteo per la difesa dell'ambiente mentre "a scuola nessuno gli parla di quelle cose". Bravissimi i ragazzi che vanno in corteo a difesa dell'ambiente, ma ci vanno (anche) perché a scuola della questione ambientale sentono parlare sin dalla scuola materna. Un po' come fare propaganda dicendo "finalmente, col governo X tutte le famiglie avranno l'energia elettrica in casa". Ma ce l'abbiamo da parecchi decenni, mi sembra, ben prima del governo X, del governo Y e financo del governo Z, e perfino da prima che i nostri ragazzi andassero sui monti a far la resistenza!

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