Di frati santi


Quando Francesco aveva in mente i suoi frati, sicuramente li vedeva così come era lui: semplice, umile, incolto, ma pieno di quella sapienza che non viene dall'uomo, ma dallo Spirito.  

Fra Innocenzo era piccolo, sempre anziano per noi che, bambini e poi ragazzi, vedevamo la sua barba e i suoi capelli bianchi e non capivamo che non erano mai stati neri. 

Sempre in movimento, con un secchio o una scopa e poi, se proprio aveva esaurito i suoi doveri di servizio, seduto con il rosario in mano a guardare la Madonna. Ogni sera guidava la preghiera e la chiesa era sempre aperta per chi volesse entrare. 

Se avevi bisogno di qualcosa, qualunque richiesta, anche la più strana, veniva accolta, a volte dopo un rimbrotto  benevolo, e per i bambini era ancora più  attento. La domenica, a messa, il passaggio per i piccoli  in sagrestia era d'obbligo: al momento della Comunione lui aspettava davanti alla porta e tutti andavano da lui a prendere le ostie. La domenica antecedente alla Prima Comunione del Cucciolo, fra Innocenzo gliene diede di più: "Oggi chiudiamo, ormai sei grande". 

Memore delle parole della Regola, in cui Francesco invitava i suoi frati a onorare la Parola di Dio ovunque la trovassero e a collocarla in luoghi degni, non permetteva che i foglietti della messa andassero dispersi, ma li raccoglieva e custodiva, in attesa di bruciarli. 

Rimandava il suo periodo di riposo all'inverno, per poter aiutare i suoi fratelli nella raccolta delle olive.

La sua presenza all'altare era "invisibile", ma attentissima: mai un libro mancante o nella pagina sbagliata,  mai le candele spente. E quando, negli ultimi anni, la vecchiaia ha presentato il suo conto, solo l'obbedienza lo ha costretto a rinunciare a servire, ma mai a smettere di pregare. Per me le litanie in latino hanno la voce di mia nonna, quelle in italiano la sua. 

Riposa in pace, fra Innocenzo, per noi esempio di autentico spirito francescano, e continua a guardarci dall'alto, coi tuoi occhi buoni, anche se alla fine così deboli. Prega per noi, perché possiamo anche noi essere fedeli alla nostra vocazione.

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