Dei libri dell'anno 75: La luce perfetta del giorno


Un romanzo che comincia lentamente,  con sbalzi temporali che confondono e distraggono e con personaggi che non mi prendono: tre famiglie, o meglio tre donne, che poi si riducono a due, che vivono la comune esistenza di milioni di altre, ma in un buco di paese, Croci, e ai confini di un bosco pieno di ombre. C’è l’insoddisfazione sotterranea della moglie e madre anni ’70, quella che desidera qualcosa di diverso da quello che ha, ma c’è anche la quieta vita delle casalinghe, che hanno il tempo e il modo di sedersi l’una nella cucina o nel giardino dell’altra a chiacchierare prendendo un caffè.  
Ogni famiglia è toccata da un dramma, più o meno superato dell’aiuto delle altre donne. Eppure sono molto diverse l’una dall’altra: Anita, incapace di reagire ad un dolore inconcepibile, Carla, che affronta le difficoltà con una fede incrollabile,  appena turbata dalla tragedia,  Matilde inquieta, tormentata, che però è in grado di amare e affrontare con coraggio le prove della vita. E poi, nell’andare avanti nel tempo, ci sono le loro figlie, che in parte ripercorrono il loro cammino e in parte lo cambiano. È un romanzo sull’amicizia tra donne, ma anche un romanzo sulla maternità,  vissuta o sognata, sul difficile rapporto madre/figlia, sulle difficoltà di relazione all’interno della coppia,  sul fatto che i nostri figli sono tanto diversi da noi, eppure poi sono tanto simili. 
La parte iniziale del romanzo lenta, confusa, con tanti personaggi,  non mi aveva entusiasmato, ma la parte conclusiva ribalta il giudizio: tutti sogniamo vite alternative e immaginiamo vie di fuga dalla quotidianità, immaginando “come sarebbe se", “come sarebbe stato se", eppure la vita vera è quella che scorre nelle nostre cucine, accanto al nostro compagno/a che resta con noi nonostante i tradimenti,  le malattie,  le difficoltà, nell'apparente ripetitività del quotidiano. 
E ciò su cui veramente si può contare è soltanto la forza dell’amicizia e della famiglia.



Commenti