Dei libri dell'anno 73: La preda



Fra i libri della Nemirovsky letti finora, questo è, insieme a Jezabel, il più doloroso. Il romanzo si apre con una prospettiva di morte: un padre malato, una matrigna rassegnata, due ragazzi inconsapevoli e lui, Jean-Luc, che per sfuggire a quella dimensione di decadenza, è andato a  vivere a Parigi, follemente innamorato di una ragazza ricca che desidera sposare, nonostante le differenze di classe. Ma poi il suo amore viene tradito e Jean-Luc cambia: non concepisce la comprensione o il perdono. E' un animale ferito che si indurisce, vuole il successo, il potere, l'accesso alla politica e a questo idolo sacrifica tutto: gli affetti, la famiglia, la paternità. Manipola la donna amata, sottomette all'interesse la sua famiglia, si piega ai compromessi: è un ragazzo che ha perso "la leggerezza, l'accecamento e la follia" che sono le caratteristiche essenziali della giovinezza. Nonostante le impreviste difficoltà, raggiunge gli obiettivi che si è prefissato, ma a prezzo di perdere sé stesso, e quando è quasi in vetta, comprende che ciò che vuole veramente è l'unica cosa che non può assolutamente avere, perché "quello che è davvero difficile da maneggiare siamo noi stessi, il nostro cuore". 
E lui, che era andato alla conquista del mondo, all'improvviso diventa la preda. 
Assolutamente consigliato, anche se lascia con l'amaro in bocca.

Commenti

  1. lo vedo un po' troppo impegnativo da leggere ora, magari i inverno ci ripenso :-) Comunque sia grazie della recensione. Buona domenica :-)

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  2. Come sempre grande scrittrice la Némirovsky, capace di fotografare il cuore umano e le sue pieghe. Non ho letto "La preda", ma mi pare interessante; mi sa tanto che molti possano rivedersi nella parabola del protagonista, anche in contesti diversi.

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