Dei libri dell'anno 55: Un animo d’inverno
E’
la mattina di Natale e Holly si sveglia tardi, con una brutta sensazione:
qualcosa di brutto ha seguito lei e il marito dalla Russia quando, 15 anni
prima, hanno portato con sé la loro splendida, bellissima figlia, Tatiana. Non
ha, però, molto tempo per concentrarsi su questo problema, perché deve ancora
preparare il pranzo e il marito deve correre in aeroporto per prendere gli
anziani genitori, arrivati per trascorrere insieme il Natale. Comincia così una
giornata surreale, in cui, a causa di un’incredibile tormenta di neve, nessuno
degli invitati può raggiungere la casa e Holly resta sola con una Tatiana
stranissima, che si cambia continuamente d’abito e ha continui sbalzi di umore.
In un’atmosfera rarefatta per il chiarore della neve, Holly ricorda a sprazzi
le circostanze dell’adozione, la fatiscenza dell’orfanotrofio, l’orrore di una
stanza chiusa e, contemporaneamente, la bellezza dei 15 anni vissuti con la
figlia e il proprio dramma familiare.
Il
tutto con una lentezza esasperante.
Il lettore ha l’impressione di essere come Holly prigioniero della casa sepolta
dalla neve e con Holly sobbalza allo squillo del telefono o davanti al pranzo
vorace di Tatiana. I dialoghi sono scarni, l’azione è tutta cerebrale e non si
fa altro che aspettare che arrivi qualcuno, che si capisca cosa vuole Tatiana,
che si aprano i regali e, finalmente, finisca tutto.
Confesso
che per i 4/5 del libro mi sono chiesta che offesa avessi arrecato all’Amica
Lettrice perché mi consigliasse la lettura di questo romanzo. Troppo lento,
angosciante, ripetitivo (l’orfanotrofio viene evocato una decina di volte ,
aggiungendo ogni volta un nuovo tassello e alla stessa maniera le vicende della
madre e delle sorelle di Holly vengono presentate a pezzetti e poi continuamente
ripetute), ma via via, in un crescendo quasi inconsapevole, la tensione
raggiunge un culmine inatteso e imprevedibile, in cui ogni stranezza trova la
propria spiegazione, la matassa si dipana e si comprende che l’autrice è stata
bravissima a depistarti fin dall’inizio.
Il
colpo di scena finale giustifica quindi la lettura di questo romanzo che
definire thriller psicologico è un po’ azzardato, ma che comunque convince.
per il Venerdì del libro
Confermo,avendo letto il libro,la lentezza di cui parli e la sensazione di claustrofobia che aleggia in tutto il romanzo.
RispondiEliminaPerò è una storia che non si dimentica perché ancora oggi ricordo perfettamente le continue apparizioni di Tatiana e i racconti dell'orfanotrofio,le telefonate e soprattutto il finale,spiazzante e doloroso.
Non è facile,considerando la mole di libri che leggo.
Di alcuni non ricordo neanche il titolo.
Lo leggerò, la tua recensione mi ha incuriosita, così come il colpo di scena finale. Buona domenica
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