Dei libri dall'anno 84 : Patria

 


Due famiglie basche unite da una solida amicizia e divise dall' ideologia.  Il romanzo si apre col comunicato dell'ETA che annuncia la fine delle attività terroristiche.  Bittori, la vedova del Txato, ucciso dall'ETA, decide di tornare al paese da cui si era allontanata dopo la morte del marito e questo provoca la reazione di tutti gli abitanti che, per un motivo o per un altro, sono costretti a confrontarsi col passato. Nessuno, infatti, ha difeso il Taxto quando è stato oggetto di intimidazioni,  ma anzi tutti lo hanno escluso, emarginandolo anche dal bar e dalle passeggiate in bicicletta con cui occupava il tempo libero. Eppure lo Txato era una brava persona,  onesto lavoratore,  imprenditore corretto…ma nessuno voleva sfidare il movimento,  apparire “non nazionalista" e quindi tutti avevano seguito il branco.  Anche l’amico di sempre, Joxian, lo aveva allontanato: del resto suo figlio Joxe Mari, era un militante, che viveva già da tempo in clandestinità.  Sua moglie Miren,  soprattutto, ha abbracciato con fervore l’ideologia indipendentista, forse anche per difendere la scelta del figlio, e per questo il rifiuto di Bittori, l'amica di sempre, è definitivo.

La famiglia dello Txato vive da sola l’esclusione e l’assassinio,  e ognuno reagisce a suo modo: Bittori chiudendosi in un duro silenzio senza lacrime, Nerea cercando l’amore e la gioia ovunque,  Xabier, rifiutando ogni possibile felicità.  

Anche l’altra famiglia soffre, dilaniata nel suo interno. La scelta di Joxe Mari condiziona tutti e costringe, in qualche modo, alla fuga, che sia in un orto,  in un’altra città o nel matrimonio. La durezza della madre condiziona i comportamenti di tutti, ma anch’essa è dettata dal dolore, anche se lei appare non avere mai un cedimento.  Ma se non appoggia lei il figlio, chi lo farà?

La tecnica narrativa è mirabile: la storia viene narrata da diversi punti di vista e si dipana poco a poco, aggiungendo sempre nuovi tasselli alla vicenda, apparentemente definita già nelle prime pagine. Ciò che appare chiaro alla fine è quanto detto da Arantxa al fratello: tutti sono in un carcere, che sia quello di pietra o quello dato dalla malattia, dall’odio o dal rancore. C’è solo una strada, che tutti prima o poi dovranno imboccare, così come una sola è la strada che può permettere ad un popolo di non farsi strumentalizzare da falsi maestri che istigano alla violenza, condizionano i giovani e poi li lasciano soli ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni.

Libro ricco di bellezza, da leggere e meditare, per ricordarsi anche che, nelle tempeste della vita, la famiglia è  l’unica certezza,  nonostante le litigate e le inevitabili tensioni, perché è  quella la vera patria.


in ritardo, per il Venerdì del libro

Commenti

  1. assolutamente da recuperare ... devo solo decidere quando :-)

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  2. Lo lessi ai tempi dell'ospedale e mi piacque moltissimo, sia per quella collezione di punti di vista di personaggi ognuno fatto a modo suo sia per la storia, che affronta il terrorismo da un punto di vists che molto raramente viene preso in consuderazione: quello degli indifferenti, che vorrebbero tanto restarne fuori. Ricordo gli anni di piombo (che a Firenze, per firtuna, si sono fatti sentire poco) ed è davvero orribile vedere la gente vicino a te che ne uccide altra e tu proprio non riesci a capire come possano prendere così sul serio temi che a te sembrano assurdi.

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