Dell'odore della Bonanima (e di lessico famigliare 16)
Bettina era una zitella. Niente eufemismi: aveva 34 anni e non aveva un marito. Era bella, ben dotata, ma non aveva avuto mai nemmeno un fidanzato. Quando aveva l'età giusta, era chiusa in casa a servire la madre invalida e non usciva mai. I fratelli, già sposati, non avevano avuto nessun interesse a sistemarla: faceva comodo che lei fosse sempre a disposizione della madre e una sua eventuale famiglia li avrebbe costretti a dividersi i compiti. D'altro canto, neppure Bettina ci aveva pensato tanto: la sua giornata era così piena...ma ora la mamma era morta e lei, all'improvviso, non aveva niente da fare: più che andare alla prima messa e poi ad aiutare le cognate coi bambini, le sue giornate erano molto vuote. Per questo, quando il parroco le "portò" un matrimonio non oppose un rifiuto.Tanino era un buon uomo diceva, rimasto vedovo da un anno di una giovane sposa morta di parto insieme al suo bambino. Lavorava in campagna e aveva del suo. Anche lui non aveva grilli per la testa e per questo si era rivolto al parroco e non al sensale, come tutti gli avevano consigliato di fare. Voleva una buona moglie, gli aveva detto, rispettosa e onorata, che potesse capire che lui continuava ad amare la sua sposa e lo accettasse. A 34 anni Bettina non nutriva tante illusioni e quest'uomo, a detta del parroco, le poteva garantire la serenità che meritava...e anche la sistemazione economica. Lei non lavorava e campava coi suoi lavori di ricamo e la carità dei suoi fratelli: con un marito non avrebbe dovuto più guardare le mani a nessuno.
Si sposarono una mattina presto, lei ancora vestita a lutto, e lui la condusse nella sua casa. Era bella, grande, ma si vedeva che da un po' mancava una donna. Bettina si rimboccò le maniche, avvolse i capelli con un fazzoletto e cominciò a pulire. Giorno dopo giorno le stanze assumevano un aspetto diverso: nuova luce e i bei merletti del suo corredo. Il marito la lasciava fare: la gestione della casa era compito delle femmine; si limitava ad approvare con un cenno del capo. Del resto parlava molto poco.
Bettina cucinava bene. Con poco era capace di creare piatti succulenti e ogni volta aspettava l'approvazione di Tanino. Ma lui parlava poco: l'unica cosa che ripeteva era: "Bona è, 'un c'è u ciaru d'a Bonanima..."* Bettina si ingegnava, inventava ricette, creava manicaretti deliziosi, ma la risposta era sempre quella: "Bona è, ma u ciaru d'a Bonanima..." .
Un giorno Bettina, mentre era intenta a cucinare, fu richiamata dalle urla della vicina che era caduta. Uscì di corsa e dimenticò i fagioli sul fuoco. Quando tornò trovò i legumi appiccicati alla pentola di coccio e bruciati per metà. Come fare? il marito stava per tornare dalla campagna e non c'era niente da mangiare. Con il cucchiaio cercò di salvare il salvabile e recuperò una ciotola di fagioli. Sembravano perfetti, ma il retrogusto era terribile. Mortificata e pronta al rimprovero, al rientro del marito mise in tavola e aspettò. Tanino centellinò ogni fagiolo per poi concludere: "Uora sì chi c'è u ciaru d'a Bonanima!"** E così finalmente Bettina capì l'arcano: la prima moglie era una pessima cuoca. Per questo Tanino era diventato più rotondo dopo il matrimonio! E con quella frase sibillina lui voleva complimentarsi!
Da allora Bettina, di tanto in tanto, lasciava bruciare qualcosa, perché lui non perdesse l'abitudine e apprezzasse meglio la sua cucina.
A Bettina ha pensato Dolcezze stamattina, quando, distratta dal cambio di stagione ha dimenticato gli involtini sul fuoco.
L'Amato Bene, appena rientrato, con l'odore che si sentiva già dall'androne, ha esclamato: "Wow, u ciauru d'a Bonanima!" perché anche lui, dopo tanti anni, conosce questa espressione di casa Dolcezze, tramandata da generazioni.
L'Amato Bene, appena rientrato, con l'odore che si sentiva già dall'androne, ha esclamato: "Wow, u ciauru d'a Bonanima!" perché anche lui, dopo tanti anni, conosce questa espressione di casa Dolcezze, tramandata da generazioni.
E voi l'avete mai sentita?
*E' buona. Non c'è l'odore della Buonanima (la moglie morta)
** Ora sì che c'è l'odore della Buonanima!
È una storia davvero triste, pensare di sentirsi "inutili e vuoti" perché non accompagnati è una cosa aberrante anche per me che non sono di questa generazione, eppure una volta era così: il fine di una donna era il matrimonio; oddio!
RispondiEliminaGrande Bettina, donna grande anche senza "quel" marito.
sinforosa
A proposito io non avevo capito quelle frasi.
Le frasi non le aveva capite neanche Bettina, figurati tu😂! Sì, la storia all'inizio è triste, ma poi diventa positiva. Anche dal male può nascere il bene
EliminaÈ sempre un piacere leggere le vecchie storie anche se un pochino tristi....
RispondiEliminaIo non ricordo di aver bruciato qualcosa, ma in tutti questi anni mi sarà capitato di certo!!
La vecchiaia.... 😆😆😆
Kisssssssssssssss
Più che la vecchiaia... la distrazione!
EliminaCarina questa storia.
RispondiEliminaAnche se non l'avevo capita finché non ho letto la traduzione sotto.
Comunque la parte bruciacchiata dei cibi è sempre la più gustosa. Non lo sapevi? 😉
Mi dicono che è anche nociva alla salute, però...
EliminaA me la storia è sembrata molto divertente, e pure a lieto fine. Non coniscevo affatto il modo di dire ma...
RispondiEliminaQuando dividevo l'appartamento con tre baldi giovani (due dei quali ottimi cuochi ma anch'io mi arrangiavo) ogni tanto veniva a trovarmi mamma - ottima persona e brava cuoca, ma con una deplorevole tendenza a distrarsi e dimenticare la roba sul fuoco. Un giorno uno dei tre rientrò prima del previsto e cogliendo nell'aria un denso aroma di bruciato si disse "Oh, è arrivata la madre di Murasaki in visita!". Aveva ragione, era arrivata mamma e si era offerta di fare la cena per tutti, cosa che avevo accettato ben volentieri... ma per fortuna il frigo era sempre pieno e venne elaborato un piano alternativo, che stavolta non venne bruciato ☺️
Beh, quanto meno la madre di Murasaki si distingueva dalle masse😂😂😂
Elimina😅😅😅
EliminaAh ah! Anche a casa mia, data la mia abitudine di fare almeno tre cose in una volta, ogni tanto c'è u ciauru della bonanima.
RispondiElimina:))
Una volta addirittura misi una pentola di lenticchie a cuocere mentre mi preparavo per andare al lavoro. Poi, essendo come al solito in ritardo, uscii di casa di corsa dimenticando la pentola sul fuoco. Quando mio marito tornò dal lavoro e aprì la porta di casa fu investito da una nuvola di fumo e di ... puzza della bonanima! Buttammo perfino la pentola e da quella volta smisi di cucinare la mattina presto.
A me sono successi ben 3 fatti... incresciosi... sempre per il folle pensiero di ottimizzare i tempi e cucinare prima di andare a scuola. Una volta ho lasciato un uovo a bollire:l'ho trovato esploso, un'altra volta dei piselli, che sono diventati pallini da caccia, ma la più bella è un'altra ancora :ho messo sul fuoco latte e zucchero per farli restringere, visto che dovevo fare la crema di limoncello. Poi sono andata per la spesa, ho incontrato un'amica... e quando sono tornata a casa, già dall'androne ho sentito un delizioso profumo di caramella mou. Ho dovuto buttare la pentola.
RispondiEliminaPiuttosto, conoscevi il modo di dire?
La storia di Bettina mi indigna. Non riesco a trovare il lato comico in una storia di donna sfruttata e mai amata.
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