Della Grande Casa
Giro con cautela, quasi con timore, la
chiave nella toppa. Il portachiavi a forma di semaforo, con le pietruzze
colorate, penzola dondolando. Non ho
pigiato il campanello per 10 minuti, come al solito, in attesa che Zio 1 gridasse: "Apri,
stanno suonando!". La grande casa è vuota, come non lo è mai stata da quasi
un secolo a questa parte, riempita di una nidiata di figli che non l'hanno mai
lasciata. Mai prima di adesso.
Nel "terrano"
le giare sono piene dell'olio nuovo, le botti del vino sono preparate, c'è
pronta la scorta di pellet per la stufa, che quest' inverno nessuno accenderà.
Con la coda dell'occhio mi pare di vedere il cumulo di mandorle e la cesta di
segatura per le uova. Guardo meglio: non c'è nulla. Il mandorleto è stato
venduto e non ci sono più galline da 30 anni. E cos'è allora questo chiocciare
che sento? E il pigolio dei pulcini?
Risalgo la ripida scala di legno, senza
corrimano "No, non cado, non
cado... Ci siamo abituati a questa scala". E infatti tu dall'altra sei
volata, Zia 2, come prima di te la Zia 1,
il Genitore, lo Zio 1...una
strage ha fatto quella scala, coi gradini centenari levigati da innumerevoli
piedi e mai sostituiti ("L'ha disegnata il Nonno questa scala, non si
tocca!"). Lui aveva spiegato al mastro come fare ad evitare i gradini
triangolari, perché non voleva che i suoi figli potessero cadere.
E certo da bambini non erano caduti, ma da vecchi nessuno era rimasto indenne e a questa scala erano stati sacrificati un omero, una scapola, due femori, un tarso e un metatarso, un malleolo e svariate costole.
Giro per le stanze vuote e mi sembra di profanare un tempio. Ciò che mi turba è il silenzio: per questo apro tutte le imposte, per fare entrare la luce e i suoni da fuori. Manca la televisione col volume a palla, ma rimangono le poltrone con i plaid ordinatamente piegati. Mi sembra quasi di sentire il rimbombo ritmico del bastone di Zio 1, mi aspetto di vedere Zia 1 che arriva col vassoio di paste, il campiere coi frutti della campagna e la Nonna coi quattro ferri. In questa confusione fra vivi e morti, fra presente e passato mi prende la vertigine: dov'è la bambina che ritagliava bambole e vestitini, che incollava cartoni e ne faceva quadri, che impastava coi suoi pugnetti il pane? Dov'è quel mondo di profumi e di sapori, di colori e di suoni, di abbracci e di storie? Dov'è la mia infanzia?
Fino a ieri era con me, da oggi non più. Non è l'assenza di alcuni, il trasferimento di altri, la malattia e l'ospedale ad aver ucciso quel mondo. E' il silenzio di questa casa la fine di tutto.
Richiudo le imposte, non sposto nulla, non prendo nulla. Rigiro la chiave nella toppa: lascio dentro la bambina che non c'è più, lascio i ricordi, i giochi, le risate. E' una donna matura che si allontana, con la consapevolezza della fine di un tempo e di un mondo. Torna a casa, all'accudimento, all'assistenza di chi è rimasto, agli impegni della famiglia, del lavoro...ma non c'è più il porto sicuro a cui tornare, non c'è il rifugio dallo stress della città, le focaccine calde e le crocchette, le mitiche polpette e le palline di pasta di mandorle...
Risalgo in macchina e metto in moto.
E' ora di guardare avanti.
Intensamente lirica questa pagina, a tratti emozionante, in cui si riflette il cuore dei ricordi personali di chi legge.
RispondiEliminaNon chiudere nel silenzio quella casa. Irrompa la vita!
:'
RispondiEliminaLa malinconia che traspare tra la righe non riuscirà ad annullare i bei ricordi dei giorni vissuti tra quelle mura. Fai entrare il sole, la luce e falla rivivere
RispondiEliminaE' bellissimo questo post sul potere evocativo di una casa vuota... ma da poco, pochissimo, si sentono ancora i suoni di quando vuota non era. Sembrava di essere con te, mentre lo leggevi. Quasi avrei voluto ESSERE te, in quell'atmosfera sospesa. Massantocielo, quanto devi patire in queste settimane!
RispondiEliminaAvevo 6 anni quando la nostra bellissima villa di famiglia fu venduta per un dissesto finanziario che sconvolse la vita di tutti.
RispondiEliminaAncora oggi, non riesco a guardare, passando con la macchina, verso la villa con la sua terrazza rotonda affacciata sul mare. Ho ricordo nitidi di tende svolazzanti, di un giardino con palme e una vasca in pietra, di giochi nel cantinato con i cugini che si divertivano a nascondersi lasciandomi sola e spaventata, di tanto tanto altro, tutto spazzato via. Ho imparato prestissimo che tutto può cambiare da un momento all'altro e che il dolore bussa alla tua porta in modi sempre diversi ma con la stessa intensità quando hai 6 anni e pensi che la vita sia solo gioco e tenerezza.
Capisco il tuo disorientamento, la tua tristezza, il tuo rimpianto per un mondo ormai perduto ma la meraviglia è che hai goduto di tutto questo e te lo porti dentro come patrimonio familiare.
A me hanno tolto tutto subito, e non c'è tristezza più inconsolabile di quella di un bambino privato dell'incanto dell'infanzia.
Tutto passa, tutto cambia, a poco a poco, ma inesorabilmente. Anche nella mia vita c'è una casa piena di ricordi e ormai quasi vuota. Ma i ricordi, belli e vivi, quelli restano, e sono incancellabili.
RispondiElimina@ Mel: ci proverò. Pensare a quella casa chiusa è un'ulteriore spina in questo periodo
RispondiElimina@ Angie: grazie del tuo affetto
@ Adriana: è vero: quella casa custodisce ricordi bellissimi, di cui non posso non essere grata. Ma è questo che aggiunge tristezza
@ Murasaki: grazie.Il post è nato così, di getto, di ritorno dalla Casa, e non sono riuscita ad ammantarlo della finzione letteraria. Il momento è un po' complesso e sono più sensibile del solito.
@ Solsido:il tuo commento dice tanto e rivela tanto dolore, ma ricorda anche una cosa bella e vera: sono stata una bambina fortunata, e poi una ragazza e una donna felice in quella casa. E questo è il mio patrimonio per sempre. Ma è triste pensare che niente sarà più come prima
@ Rosa: tutto passa, hai ragione. Confidiamo in ciò che resta.
Riesci sempre o a farmi tanto sorridere o a commuovermi fino a sentirmi il cuore gonfio di vita e di malinconia, come in questo caso.
RispondiEliminaUn post struggente e infinitamente bello! Tutti noi abbiamo una casa grande da cui proveniamo, tutti noi prima o poi ci troviamo a fare i conti con il vuoto ed il silenzio roboante destinato a calare... Ma tu qui ci regali una carezza che non ha eguali <3
Un immenso abbraccio, Dolcezze :*
Mi hai fatto piangere...forse anche di più...
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