Dell'arte del copiare e delle tecniche moderne
Copiare
durante un compito in classe è un'arte affinata da secoli di esperienza
studentesca. Da che mondo è mondo è una battaglia difficile, che vede la lotta
dell’uno su molti. Grandi eroi, nel corso dei secoli, hanno sacrificato tempo
ed energie in questa pugna nobile e spesso titanica perché, come ognun sa, il
professore, novello Argo, ha cento occhi e tutto vede. In altri tempi la lotta
era oggettivamente impari: il docente era piazzato sulla predella e aveva una
visuale perfetta su tutto e tutti. Eliminato quell’ “orrido segno di
superiorità” il docente cominciò ad attrezzarsi con comode scarpe da ginnastica
che gli consentissero di vagare tra i banchi a verificare che non ci fossero
fogliettini molesti. Il prof si giocava la schiena, gli studenti ci provavano sempre ma, comunque, la
preparazione della "fisarmonichina" o la copiatura sulle pagine bianche del
dizionario favoriva la memorizzazione dei concetti.
Po sono arrivati i telefonini e lì l’eroismo individuale non conta più. La svolta
è stata epocale, come il passaggio dal combattimento all’arma bianca allo
sgancio della bomba atomica: a questo punto chiunque ce la può fare ed è solo
cambiato il pericolo per l’insegnante che, per quanto attento e vigile, non
sempre riesce ad impedire la frode. Dall’avvento del cellulare le tecniche sono
variate: in principio ci fu l’aiutino da casa (l’alunno mandava l’argomento del
tema o l’inizio della versione ad un complice esterno che rispondeva con le
“soluzioni”). Il sistema era lungo e farraginoso: i messaggi potevano contenere
solo un determinato numero di caratteri ed era facile essere sgamati fra un sms
e l’altro. I telefonini collegati su
internet hanno ovviato a questo problema e l’alunno adesso ci prova. Sempre e
comunque. La battaglia quindi si è estesa: il prof non combatte solo in classe,
ma anche a casa, dove, con pedantesca pazienza, minuziosamente ricerca in rete
la fonte di alcune espressioni particolarmente raffinate o di traduzioni degne
di Petrarca.
In
classe le tecniche di resistenza prevedono che gli alunni consegnino il
telefonino alla cattedra prima di cominciare il compito e lì comincia il bello:
il prof si trova davanti a residuati bellici con i quali i suoi figli giocavano
10 anni fa e non ci vuole un’aquila per capire che i fanciulli hanno in tasca
il cellulare nuovo, quello ultramoderno, che prepara pure il caffè. Per questo
il prof continua a girare fra i banchi, a controllare i dizionari et cetera et cetera…ma oggi si è
raggiunta una nuova vetta.
Ultimo
compito in classe in Quarta. Dolcezze invita alla consegna dei telefonini che
vengono immediatamente riposti sulla cattedra. Rapido controllo: sono tutti,
non sembrano neanche tanto vecchi…l’unico problema è che sono messi
disordinatamente e occupano tutto il piano. Dolcezze, quindi, li sposta e li
mette uno sull’altro finché…TROVA UNA COVER. VUOTA.
“A chi appartiene questa
cover?” Silenzio di
tomba. “Ho chiesto a chi appartiene. Conviene
che il proprietario parli”
Dal
primo banco si vede alzare una manina: “E’
mia…”
“E il
telefono dov’è?”
“Non lo so, forse l’ho dimenticato a casa…”
“O più probabilmente lo
ha rubato Arsenio Lupin, o si è smaterializzato per intervento degli alieni ed
è finito in un’altra dimensione, oppure lo ha mangiato il cane…”
A
chi volesse sapere come è finita…Il tentato copiatore era così piccolo, ma così
piccolo e così rosso che Dolcezze non è riuscita ad infierire.
Prima
che le sue orecchie tornassero di colore normale c’è voluta un’ora.
cavolo come mi son sentita vecchia a leggere questo post
RispondiEliminaSperiamo che gli serva da deterrente... e speriamo che la tecnologia trovi presto una soluzione perché il senso italico della legalità al momento mi sembra davvero al minimo livello e la tentazione al massimo livello :(
RispondiEliminaMi hai fatto ridere dopo una giornata da dimenticare.
RispondiEliminaGrazie.
Anche al tuo alunno.
Mi è capitato quest'anno di beccare un alunno di seconda in flagrante; lo stolto stava a fissarmi e mi sono insospettito. Mi sono alzato di botto e ho raggiunto il banco, nel frattempo il ragazzo ha tentato di coprire con la mano lo smartphone. Invano. Versione annullata.
RispondiEliminaUltimamente non accetto versioni senza analisi, ma che stress!
Un'ora con le orecchie a fuoco... Mi sembra una punizione più che degna, e se non mi sbaglio sembra presa a prestito dai tiri vispi Weasley ;-)
RispondiElimina@ Trasparelena: e pensa a me che mi ci confronto ogni giorno!
RispondiElimina@ Murasaki: temo che una soluzione non sia possibile:oscurare internet nella scuola? e con i registri elettronici come si farebbe? e la segreteria?
@ Solsido: almeno tutto ciò è servito a qualcosa
@ Mel: infatti siamo noi a pagare di più: pensa la fatica a cercare di ovviare a queste problematiche! Oggi sono rimasta in piedi 2 ore a fare il poliziotto...e non sarebbe il mio mestiere
@ Bridigala: e punizione autoinflitta, per giunta!
Hai scritto una grande verità: che quando passavamo il pomeriggio prima del compito a ricopiare nozioni sui minuscoli bigliettini o sul dizionario alla fine il giorno fatidico non dovevamo neanche consultarli perché scrivendo avevamo già memorizzato tutto! ;-) In ogni caso la saga prosegue perfino all'università. Il mio papi si è specializzato nel cercare su google le perle dei suoi studenti in esami scritti o addirittura in tesi di laurea (per le tesi è stato elaborato un software apposito in caso di individuare subito se una tesi di laurea o parti di essa sono state copiate).
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