Dell'adolescente con cellulare (e Dei libri dell'anno 13)
L'adolescente di oggi non è mai solo. Ha un amico più fedele di un cane, un compagno inseparabile, un accessorio insostituibile: il cellulare. Senza non fa un passo: se va in bagno se lo porta, a casa e a scuola; se va a letto, lo mette sotto il cuscino; se è a tavola lo nasconde sottto il tovagliolo: ormai è parte di lui.
Il cellulare serve a tutto fuorché a telefonare, perché, anche se ha la promozione più accattivante e conveniente, l'adolescente difficilmente chiama e raramente riceve. Dedica tutte le sue attenzioni a Internet, WhatsApp e Facebook e ha acquisito una velocità supersonica nell'usare la tastiera. Mentre tu sei ancora intenta a cercare la posizione delle lettere per scrivere un sms, lui ha già pubblicato un romanzo...e senza neanche guardare lo schermo.
Ciò può provocare dei problemi: " A che ora avete l'appuntamento?" " Non lo so, ho mandato un messaggio" "Allora?" "Nel gruppo non c'è nessuno" "Ma non puoi chiamare tu?" "Naah, ora risponde qualcuno".
Del cellulare conosce ogni aspetto: con lui controlla dove si trova Treviso e il significato di paratattico, da lui riceve i compiti, con lui mette l'universo mondo a conoscenza di ogni sua più piccola esperienza ... e con lui cerca di salvare un anno scolastico. Tramite cellulare tenta di recuperare il compito di matematica e la versione di latino e attua tutte le strategie per riuscire nell'intento. Ogni adolescente furbetto ha, infatti DUE cellulari, uno da consegnare diligentemente alla cattedra e l'altro da usare. E come sfuggire all'occhio attento dell'insegnante? Io ho sgamato almeno 4 tecniche, che non pubblicizzo perché non siano di ulteriore stimolo .
L'adolescente con cellulare è nomofobico. La sua paura più grande è che il cellulare si scarichi: per questo cammina col cavetto e, ovunque vada, controlla immediatamente la posizione delle prese. L'incubo maggiore è salire sul treno e scoprire che non ce ne sono o non funzionano.
L'adolescente con cellulare non ha più una macchina fotografica, perché fa migliaia di foto sempre col suddetto e poi le passa con WhatsApp (o Bluetouth, boh?) alla compagna di banco.
L'adolescente con cellulare scarica musica e l'ascolta e se ne infischia se tu gli dici che non deve tenere gli auricolari stabilmente alle orecchie, perché può far male.
L'adolescente con cellulare trascorre i pomeriggi di "studio" rispondendo ai messaggi in chat e sui vari gruppi e se tu lo richiami ti dice "ma ho dato solo un'occhiatina".
L'adolescente con cellulare non può più vivere senza di lui. E' capace di tornare a casa se lo ha dimenticato e risparmia sulla paghetta per comprare il modello più nuovo. E quando finalmente ce l'ha, se lo porta a spasso e dedica a lui tutte le sue attenzioni: lo lucida, lo protegge con custodie varie che, addirittura, alterna, come se fossero abiti. Se esce con gli amici, spesso, in barba a tutte le regole di buona creanza, sta lì a navigare, a scrivere o a leggere...e il bello è che non lo fa da solo, ma tutti sono concentrati a fare la stessa cosa,
isolati in gruppo,
sconnessi nella connessione.
isolati in gruppo,
sconnessi nella connessione.
Il libro proposto per il venerdi del libro di oggi è un testo difficile, doloroso, tanto che ho dubitato se presentarlo o no. Poi, parlando con l’Amica Lettrice che mi ha prestato il libro (perché siamo esperti pure in scambio/spaccio di libri ) ho capito che, comunque, bisognava parlarne. Il romanzo di oggi è “A voce alta” di B.Schlink, storia drammatica dalla quale è stato recentemente tratto un film di discreto successo.
E’ la storia, raccontata in prima persona, di Michael Berg, un adolescente prima, uomo poi, la cui vita è ASSOLUTAMENTE, TOTALMENTE sconvolta dall’incontro con una donna molto più matura che stringe con lui una relazione passionale, per poi sparire all’improvviso, lasciando nel ragazzino un profondo senso di solitudine e di abbandono (oltre che un immotivato senso di colpa). Durante la loro relazione la donna lo invita a leggerle dei libri e solo dopo comprendiamo che Hanna nasconde un segreto che custodisce strettamente: è analfabeta. Divenuto studente universitario, Michael la incontra di nuovo in un’aula di tribunale, dove scopre che Hanna era stata una Kapo nei campi di sterminio e che ora è accusata con altre donne di essere responsabile della morte di un gruppo di prigioniere affidate alla sua custodia. Hanna potrebbe facilmente difendersi, dichiarando il proprio analfabetismo, ma non lo fa, accettando un’ingiusta condanna. Anni dopo Michael deciderà di rimettersi in contatto con lei, inviandole delle registrazioni di libri letti a voce alta. Ma non si riallaccia un vero e proprio dialogo, fino al finale assolutamente inaspettato, almeno per me.
La storia, raccontata con un
linguaggio asciutto dal protagonista che, in nessun momento indulge al
sentimentalismo o esprime giudizi su Hanna, si intreccia alla riflessione di un
intero popolo che riflette sul proprio passato e cerca di giudicarlo.
E’ un libro da meditare, non da leggere, che ti coinvolge proprio perché il narratore non fa nulla per coinvolgerti. Il racconto è scabro, quasi impersonale, e in questa apparente freddezza noi vediamo la freddezza, l’”insensibilità” del protagonista, che questo amore malato ha sconvolto impedendogli di vivere relazioni normali. Alla fine della lettura ti resta un senso di inquetudine profonda e, da genitore e da educatore, rifletti su quanto possa un adulto condizionare la vita di un adolescente con parole e atteggiamenti. Bellissimo lo spazio dedicato alla lettura che ci sembra l’unica forma di riscatto di questa donna, per il resto indecifrabile.
Hanna è testarda? E’ malata? E’ poco intelligente, oltre che poco furba? Ha la consapevolezza delle sue colpe? La conclusione da cosa deriva: senso di colpa, paura?
Michael pare non porsi il problema.
Noi non riusciamo a darci una risposta.
E’ un libro da meditare, non da leggere, che ti coinvolge proprio perché il narratore non fa nulla per coinvolgerti. Il racconto è scabro, quasi impersonale, e in questa apparente freddezza noi vediamo la freddezza, l’”insensibilità” del protagonista, che questo amore malato ha sconvolto impedendogli di vivere relazioni normali. Alla fine della lettura ti resta un senso di inquetudine profonda e, da genitore e da educatore, rifletti su quanto possa un adulto condizionare la vita di un adolescente con parole e atteggiamenti. Bellissimo lo spazio dedicato alla lettura che ci sembra l’unica forma di riscatto di questa donna, per il resto indecifrabile.
Hanna è testarda? E’ malata? E’ poco intelligente, oltre che poco furba? Ha la consapevolezza delle sue colpe? La conclusione da cosa deriva: senso di colpa, paura?
Michael pare non porsi il problema.
Noi non riusciamo a darci una risposta.
Brava.A parte i 2 cellulari,i miei ne hanno uno solo e a scuola si guardano bene dall'usarlo,la disamina è perfetta.
RispondiEliminaPurtroppo.E mi fa rabbia.
Il romanzo lo conosco,scritto benissimo,ma la storia è tristissima,ti lascia un vuoto dentro...Le conseguenze di un amore malato e dell'egoismo degli adulti nei confronti dei più giovani,hai ragione,fa riflettere.
A me comunque è piaciuto,quando un libro mi rimane dentro vuol dire che ha colpito nel segno,detesto non provare emozione anche se significa stare male.
Oddio, mi hai fatto morire dal ridere con il tuo adolescente con cellulare innestato chirurgicamente alla mano! Sai che conosco più di qualcuno che adolescente non è più eppure corrisponde perfettamente al tuo esilarante identikit?
RispondiEliminaIl romanzo che recensisci non lo conosco ma mi hai incuriosito molto! BBaci♡
Sì, praticamente il cellulare è ormai un prolungamento della loro mano ormai. E a scuola si notano evidenti sindromi di astinenza e certe crisi di ansia di separazione! Certo che noi insegnanti-dirigenti-ministri dell'istruzione siamo di una crudeltà mentale unica a non lasciarglielo usare liberamente, vero?
RispondiElimina@ Solsido: Se hai letto anche tu il libro, puoi capire perché mi abbia lasciato senza risposte. Quella narrazione così monocorde mi ha turbato più di letture apparentemente più drammatiche
RispondiElimina@Pinkg: Bellissima l'immagine del cellulare innestato chirurgicamente alla mano! Capisco cosa intendi quando ti riferisci a "non più adolescenti" ah, ah, ah!
@Rosa: Hai proprio ragione: la colpa è nostra! Se consentissimo l'uso, non ci sarebbero più problemi...
La descrizione dell'adolescente con il cellulare e' molto calzante e come sempre acuta, soprattutto nelle conclusioni.
RispondiEliminaIl libro...non credo di aver voglia di leggerlo, in questo momento, anche se sembra veramente bello.
ho visto il film.... davvero particolare... e lei che non si difende al processo.... una espiazione???? quando ho visto il film, ho avuto questa sensazione..... complimenti, sempre, ai tuoi profili di adolescenti.... azzeccatissimi!!
RispondiEliminaciao,
A, Ct.
Ahahah mio nipote è così: paroparo!
RispondiElimina@ Mamma Avvocato: La conclusione nasce da una mia riflessione. I ragazzi oggi sono apparentemente connessi con l'universo mondo, ma in realtà sono isolati e, a volte, profondamente soli.
RispondiElimina@ Angie: Io non ho ancora visto il film, ma dal libro non si capisce, se non da qualche accenno nel finale, se ci sia in Hanna una vera presa di consapevolezza. Romanzo bello, ma inquietante.
@ Mamma Libera Tutti: ...ho ottimi riferimenti!
Perfetta la descrizione dell'adolescente con il cellulare!
RispondiEliminaA volte mi domando le li facciano con Attak incorporata per incollarsi alle mani dei nostri figli!
Mah!
Un abbraccio Maria
Adolescenti con il cellulare... concordo su tutto... anche se noto sempre piu' spesso che la cellulare-mania è ormai dilagante: l'altra sera ero a passeggio sul lungomare con mia madre e, oltre ad aver notato che una persona su tre aveva il telefono in mano o stava telefonando o messaggiando, in piu' occasioni ho incontrato persone che passeggiavano insieme, in due... ed entrambe erano intente a messaggiare... non erano adolescenti, erano donne... ma che tristezza!!!!!
RispondiEliminaPer quanto riguarda il libro devo dire che mi hai incuriosita al punto giusto. Lo cercherò... mi intriga.
Adolescenti persi dentro ad un cellulare... uff..... a volte la tecnologia fa regredire!
RispondiEliminaMa mi ha colpito di più il libro di cui parli: in realtà non lo leggerò perchè ho visto il film qualche mese fa, e mi è piaciuto un sacco! Un tema delicato che ora ritroverò nel romanzo che ho sul comodino e che ho appena iniziato a leggere: Storia di una ladra di libri. Quando mio marito me l'ha regalato, ho subito pensato a The reader....
@Maria: Appunto. Lo penso anch'io. In ogni caso creano dipendenza
RispondiElimina@ Stefania: Purtroppo è così. A testimonianza che ci stiamo isolando illudendoci di comunicare.
@ Cristina: Il libro è comunque diverso dal film. A proposito. ..della storia di una ladra di libri ho visto il film e conto di leggere il libro. Se tu lo finisci prima di me fammi sapere che ne pensi.
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RispondiEliminahttp://chevitafarelamamma.blogspot.it/2014/05/top-of-post-8-settimana-19-maggio-25.html
Wow! Grazie!
EliminaAggiornamento.
RispondiEliminaErrata corrige.
MIO figlio,ahimè,ha usato il cellulare durante un compito in classe.
Mamma,non potevo rischiare un due!
Ma se ti beccava?
Nella vita bisogna rischiare,tanto se non guardavo era 2 sicuro...
Ah ah ah! Mai dire mai!
EliminaCara, ti ho citata nel mio post:
RispondiEliminaI bambini e la #tecnologia http://chevitafarelamamma.blogspot.it/2014/06/i-bambini-e-la-tecnologia-che-cresce.html?m=0
Vivy
Grazie!
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