Di tragedie (a Siracusa!)

 


Dopo tre anni, finalmente, si torna con la scuola a Siracusa, per le rappresentazioni tragiche. Dolcezze prepara le classi, legge parti, racconta storie, tira fuori reperti archeologici dalla sua libreria e attende. Nei suoi progetti, avrebbe dovuto accompagnare la Quarta, quella che tre anni fa, prima che si scatenasse l’inferno del Covid, aveva già prenotato i biglietti, ma, per uno strano gioco di incastri, invece, le è stata affidata la Prima. Nessun problema, per carità, ma sono COSÌ PICCOLI! Mai fatta una gita, mai andati a teatro e poi…tanto bambini, giocherelloni, sconsideratelli. Come reagiranno alla rappresentazione? Riusciranno a stare attenti e a non parlare, loro che sono il moto perpetuo?

Dolcezze è un po’ risentita: con la Quarta sarebbe stata una giornata di tutto riposo, con la Prima dovrà tenere il morso strettissimo e avere cento occhi, peggio di Argo.

Il giorno prima della partenza si produce in tutto il suo prontuario del terrore: “Qui si parrà la vostra nobilitate. Da come vi comporterebbe dipenderà il vostro futuro in questa scuola. Immaginatevi come le ochette dietro mamma oca (Murasaki, non ho dimenticato la tua splendida immagine di tanti anni fa): quello che faccio, farete, a quello che dico obbedirete. Il teatro è una cosa seria, la tragedia di più: niente ruminanti, niente telefonini, selfies e amenità.  Fate conto di essere in chiesa”. “Ma io non ci vado in chiesa, prof!” “Immagina di andarci! E poi, PUNTUALITÀ ASSOLUTA agli appuntamenti. Ci si muove insieme e, soprattutto, cerchiamo di non perdere pezzi”

No, Dolcezze non è un despota, è che la disegnano così.

Il giorno del viaggio Dolcezze arriva al luogo dell’appuntamento con 5 minuti di anticipo E TROVA TUTTI LI’.

L’autista, perplesso: “Siamo tutti? Possiamo partire?” E fu così che il pullman partì in perfetto orario.

Pausa autogrill: “Un quarto d’ora di sosta, vi raccomando la puntualità”, dice l’autista.  Un quarto d’ora dopo al pullman ci sono tutti, tranne l’autista.

Arrivati a Ortigia, le paperelle seguono mamma oca con molto impegno, dopo si va tutti a teatro. Dolcezze consegna i biglietti e, con un piglio da generale di corpo d’armata, intima: “Venitemi dietro!” e intanto trema vedendo le folle oceaniche che convergono verso il teatro e già immagina di ritrovarsi nello studio di Chi l'ha visto?. E quando, dopo una curva, appare la struttura, Silenziosa esclama: “Wow!” e l’Avvelenatrice: “È bellissimo”. Si sistemano e il Piccolo comincia: “Qui si sta scomodi! Non posso appoggiare la schiena!” Dolcezze lo pietrifica e, nel frattempo, pensa che saranno due ore lunghissime con loro.

Il coro entra danzando e cantando, la Nutrice racconta i fatti, poi Medea comincia a parlare del dramma di essere donna e, sarà per la bravura dell’attrice, sarà per la perfetta bellezza del testo, tutti sono lì, zitti, immobili e con lo sguardo fisso. Il tempo scorre velocissimamente e quando l’araldo (che poi è una donna), prorompe nel grido: ”Nessun mortale è felice!”, al Poeta, che è seduto accanto a lei scappa un “Mamma mia!” che rivela la sua emozione. 

Finito lo spettacolo, tutti attorno a Dolcezze: “Prof, ho la pelle d’oca!”, “Prof, è stato bellissimo!“ “Prof, temevo di annoiarmi e invece…” “Prof, ma lei di Egeo  non ci aveva parlato!”(vero!), “Prof, io mi aspettavo che Medea fosse più giovane”. E così per tutto il tempo, fino al pullman e oltre.

Le paperelle hanno vissuto l’emozione della tragedia, Euripide ha fatto il suo mestiere e Dolcezze ha avuto l’ennesima prova che l’arte è bellezza e che la bellezza salverà il mondo.

 

La rappresentazione è stata bellissima.  Se Dolcezze non ha particolarmente amato la scelta del regista di introdurre maschere e di trasformare la tragedia in un dramma borghese (alla Ibsen, per intenderci), la bravura degli attori e la profonda attualità del testo, fanno sì che consideri questo spettacolo come uno dei più belli mai visti a Siracusa, proprio per la capacità di generare emozioni. Se potete, andate a vederlo; se l’avete visto, fatemi sapere cosa ve n’è parso.

Commenti

  1. Il teatro è una bestia strana e ci sono testi (e opere!) che reggono assolutamente a TUTTO. Ho visto tre Medea: una dov'è Medea era un uomo (molto bravo, tra l'altro), una dov'è Medea si rotolava negli stracci urlando - insomma, quel tipo di teatro lì - e una recitata da un gruppo di studentelli universitari di scarsecapacità drammatiche e niente, l'effetto catartico è scattato sempre. Troppo bella. Una tragedia in un teatro classico però i manca. Chi l'ha vista dice che è un'esperienza speciale 💝❤️‍🔥💖

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  2. L'emozione che trasmette la tragedia è magica. Ricordo sempre una rappresentazione de"Le troiane" messa in scena da una compagnia amatoriale.
    Io mi sono commossa fino alle lacrime lo stesso, la potenza del testo è tale che il messaggio arriva comunque.
    Qui i tuoi pargoli erano stati preparati da una novella signorina Rottermhier 😄 quindi non potevano non cogliere la bellezza in tutto il suo significato.
    Complimenti a te per il lavoro e spero di poter vedere presto questa Medea.
    Solsido

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  3. Per difendere la mia reputazione professionale mi vedo costretta a dichiarare formalmente che il mio correttore si ostina a ignorare l'uso della parola "DOVE" e la rimpiazza sempre con "DOV'E'", anche dopo che l'ho corretto a mia volta.
    E niente, anche stavolta ho perso io.

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