Dei libri dell'anno 93: La fuga di Anna


Severino, un uomo ormai molto anziano, decide di lasciare la sua casa, a Stromboli,  per andare in cerca della moglie Anna che lo ha abbandonato senza una parola, dalla sera alla mattina.  L’ha aspettata per un anno, nella speranza di un suo ritorno, ma ora ha capito che deve essere lui a trovarla. Comincia allora un pellegrinaggio in quei luoghi in cui hanno vissuto, in apparenza serenamente, la loro vita di sposi. In ogni posto Severino trova qualcosa che gli svela i pensieri di Anna, quelli che lei ha gelosamente custodito, incapace di ribellarsi al destino fissato per lei in quanto donna: essere sposa e madre. Eppure lei avrebbe solo voluto essere libera, così come il padre tanto amato, Peppe, le aveva chiesto di essere. Ma lui poi era andato via e Serafina, sua madre, aveva cercato per lei il meglio, visto che una donna senza un uomo non è niente.

Il racconto è  frammentato,  espresso da tre voci diverse, che via via spiegano ciò che nessuno dovrebbe dimenticare: che bisogna fare le proprie scelte e seguire la propria strada, anche se non è  quella di tutti, che bisogna avere il coraggio di far luce dentro di sé e decidere di conseguenza, anche se può far male a chi ami e ti ama. 

Di Anna ho odiato l'iniziale passività,  di Peppe l’incapacità di perdonare se stesso, di Severino l’amore cieco, che gli ha impedito di vedere i tanti segnali. Contemporaneamente,  di Anna ho amato la complicità col padre, di Peppe la sua capacità di ricominciare,  di Severino la forza per guardare dentro di sé e di andare fuori, continuando sempre ad amare.

L'autore è stato bravo: accurate le descrizioni, perfette per chi conosce i luoghi raccontati, bella la prosa, ricca ma non pedante, coinvolgente la storia: chi non ha mai desiderato di cambiare vita? E l'apparente assenza di risposte non fa altro che spingerci a nuove domande e a nuove scelte.



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