Di lezioni a distanza e di mascherine


Ore 8 del mattino: in casa Dolcezze si aprono le operazioni di guerra: le truppe si schierano e occupano le posizioni loro assegnate. Il NonpiuCucciolo si piazza in sala, l'Erede nella sua camera, la Stella nello studio, Dolcezze in cucina. Ognuno si collega con la propria piattaforma, accende la telecamera e comincia la sua lezione, da docente o da discente. In casa riecheggia solo la voce di Dolcezze e dei suoi alunni, gli altri sono "mutati" e chiusi nei loro anfratti. Nelle pause, anime fameliche e con gli occhi rossi entrano in cucina e, facendo gesti, invitano Dolcezze a chiudere un attimo la telecamera, in maniera da passare e rifornirsi di biscotti e vettovaglie varie. 

Le mattine sono sempre più faticose e convulse: nel primo lockdown, presi dalla necessità di reagire e di sostenere, tutti abbiamo affrontato con energia le videolezioni, le connessioni ballerine, l'isolamento, abbiamo inventato attività alternative, impastato pane e pizze, fatto torte e granite, organizzato serate-cinema e aperivirus, ora siamo tutti molto più stanchi. L'arcobaleno che disegnavamo ora splende molto poco, novembre non aiuta e la prospettiva di trascorrere anche il Natale e non solo la Pasqua chiusi in casa incupisce non poco. Eppure dobbiamo combattere, in file serrate, pronti a difendere il compagno e a rispettare le regole. 

Adesso non ci lamentiamo più della mascherina. Nei primi giorni di scuola Dolcezze aveva faticato parecchio a convincere i ragazzi sulla necessità di indossarla. Aveva parlato del dovere di difendere il compagno per essere a propria volta difesi, dell'obbligo di tutelare i più deboli ma, se coi propri alunni aveva avuto successo, il suo avanzare verso il portone d'ingresso era accompagnato da continui richiami e rimbrotti ai ragazzi assiepati fuori senza distanziamento e, ovviamente, senza protezione. 

Certo, la mascherina era scomoda: mancava il respiro, si perdevano gli orecchini, si tendeva a dimenticarla, non faceva vedere il volto, confondeva le parole, ma volete mettere le potenzialità? Non valeva la pena truccarsi e usare il rossetto  e questo portava ad un notevole risparmio sui cosmetici, si poteva sbadigliare senza problemi durante le riunioni noiose, si poteva suggerire senza essere sgamati, esistevano mascherine vezzose coordinabili al vestito, con l'avanzare della stagione invernale, si sarebbe avuta un'indubbia protezione dal freddo, si poteva chiacchierare tranquillamente senza che qualcuno ti leggesse le labbra...

Guarda l'ironia! Adesso che abbiamo trovato le virtù della mascherina, non è più necessario usarla, visto che le lezioni le facciamo da casa. E come vorremmo tornare ad indossarla pur di andare a scuola in presenza!
E in attesa (e nella speranza) di farlo presto preghiamo che la connessione internet funzioni e, soprattutto, che l'Amato Bene non cominci lo smart working, altrimenti si troverebbe con una sola possibile postazione...molto poco adatta alle riunioni di lavoro.

Sì, lo so, c'è ben poco da ridere di questi tempi, ma proviamo almeno a sorriderci su.



Commenti

  1. Un racconto davvero simpatico, fantasioso, ironico se non fosse che, purtroppo, è tutto vero. Siamo stanchi, sì, questo virus ci mette a dura prova, altroché, se poi pensiamo all’eventualità di poterci ammalare, oddio! Ciao Dolcezze, buona scuola, buona vita a te e a tutti i tuoi cari, riguardatevi.
    sinforosa

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  2. Pensa tu, da quando porto la mascherina ho preso la passione dei rossetti!! A parte gli scherzi, per i miei ragazzi sta diventando dura, non si può nascondere. Facciamoci coraggio, deve passare. Un abbraccio (a distanza, in sicurezza) a tutti voi.

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    1. Pensa che io, invece, ho scoperto matita e rimmel! Un abbraccio anche a voi

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  3. Sei sempre molto simpatica e spiritosa nei tuoi racconti e questo aiuta a sdrammatizzare un poco il momento brutto che stiamo vivendo. Un abbraccio virtuale e speriamo in bene.

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    1. Sdrammatizzare è indispensabile, se non vogliamo impazzire...

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  4. il sorriso è un'arma potentissima io lo so bene. Brava Dolcezze continua a sorridere

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  5. Le anime fameliche mi fanno troppo ridere.
    Sai cosa sto apprezzando del periodo di didattica a distanza che mi sta toccando fare a causa dell'ordinanza della Sindaca della mia città? Il fatto che finalmente riesco a vedere i miei alunni di prima in viso. A scuola, nonostante fino all'ultimo dpcm fosse permesso togliere la mascherina stando seduti ai banchi, molti ragazzi la tenevano sempre per timore del contagio. E io, a novembre, non li avevo ancora visti bene in viso. Cose da pazzi!

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    1. Questo è veramente triste. Questo virus ci sta togliendo il bello della vita: i sorrisi, gli abbracci e la vita di comunità

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  6. Ecco, mettiamola così: questo non è un anno scolastico che rischia di soccombere alla noia. Allo stress magari sì, ma alla noia no.

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