Di case svuotate e riempite


C’è un fascino sottile nei luoghi abbandonati, nelle case diroccate, con le porte sfondate e le finestre senza vetri. Inquieta vedere cancelli chiusi col catenaccio a proteggere muri già caduti


e antichi terrazzamenti, circondati da una rete, dove, come nella vigna di Renzo, ormai prevale il caos.

Visioni come queste sono molto frequenti nei nostri piccoli paesi svuotati da un’emigrazione antica e che si ripopolano solo ad agosto, giusto il tempo per partecipare alla festa del Patrono e mettere un fiore sulla tomba dei propri genitori, morti di solitudine e nostalgia. Ma questo sarà per poco: gli emigrati che tornano sono ormai anziani. Non ci sono più tutte quelle automobili con targa tedesca, francese o belga che vedevi parcheggiate fino a dieci anni fa: chi è venuto ha preso l’aereo (il viaggio in macchina è troppo lungo), ma molti non sono proprio arrivati. Del resto, i loro "bambini" sono ormai cinquantenni, con figli grandi che ormai sono italiani solo nel cognome e forse nelle tradizioni culinarie e che non hanno nessuna intenzione di trascorrere le loro vacanze in un buco di paese arroccato sul monte, dove la piazza è uno slargo nella statale e il municipio condivide i locali con la scuola elementare.
C’è un fascino sottile e inquietante nei luoghi abbandonati. 



Immagini la vita che scorreva dentro, il pane 
che cuoceva nel forno a legna, la donna che alla finestra sfruttava la scarsa luce invernale per tricottare calze, l’uomo che tornava dalla campagna portando i frutti della terra, i bambini che dormivano tutti insieme per riscaldarsi. Quanta vita scorreva dentro…e ora il vuoto.
Prima hanno ceduto le travi del tetto, poi la pioggia e il sole hanno distrutto quello che era rimasto dentro, poi qualche seme portato dal vento ha cominciato ad attecchire, a germogliare, a crescere e il vuoto è stato occupato dalla natura. 


Così dalle finestre, occhi vuoti spalancati sulla strada, si mostrano fichi e noccioli, appaiono fiori colorati e piante di cappero, erbe e arbusti, e nuova vita si sostituisce alla vita di prima.



Se una ruspa non butterà giù tutto per ricostruire sopra, nel giro di qualche decennio la natura ingoierà ogni cosa: i rampicanti avvolgeranno i “trispiti” arrugginiti e i cocci dei piatti e, forse, tra qualche secolo, un archeologo, scavando qua e là, troverà pezzi di vita e li esporrà in un museo, testimonianza di un mondo che non c’è più, ingoiato dalla velocità e dal “progresso”.
Ma intanto la natura ingentilisce ogni cosa e, pur nell’evidente monito alla fugacità del tempo e delle cose, fa intuire il processo di nuova creazione e di trasformazione. Nulla si crea e nulla si distrugge: sta a noi adattarci al cambiamento e trovarci nuova vita. Solo così anche l’inevitabile vuoto fiorirà.

Commenti

  1. Al di là della loro storia andata restano “segni” di vita, di vita che rinasce, almeno per la natura. Buona giornata.
    sinforosa

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  2. Questo post bellissimo mi ha rassicurata sul fatto che non sono l'unica a fantasticare sulla vita e le abitudini degli abitanti delle case ormai in rovina. Dalle mie parti c'è una villa abbandonata che il sapore dei primi del '900; il giardino selvaggio poi è da mozzare il fiato nella sua semplicità.
    Non so, io mi ci perdo in queste cose :D

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  3. Bellissimo post, grazie e buona domenica!

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  4. Post bellissimo, emolto romantico e mi ha colpito ancor di più dopo tutte quelle meditazioni sulle rovine che ho trovato in "Corinna o l'Italia", che ho letto giusto queste settimane. Anch'io sono tra quelli che passa le giornate a fantasticare dietro i catenacci e gli usci in mezzo al verde e i muri portanti quasi ingoiati dall'edere. Nella campagna toscana abbiamo una vera infinità di casolari, ville e villette diroccati, semidiroccati o quasi scomparsi e subito a fianco gioiellini appena finiti di restaurare nel più scintilloso dei modi, a volte perfino lo stesso edificio metà restaurato e metà cadente. Molto affascinante, certo, e pure un po' sconcertante,sempre con quest'impressione di fantasmi che ti aspettano dietro l'angolo, tra un giardino scomposto, un portale vuoto ai lati e un angolo sospeso nel nulla e pieno di rampicanti.

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    1. Più che i fantasmi, in me prevale sempre la curiosità: dove sono andati gli abitanti di quei luoghi? Perché sono andati via? E poi mi meraviglio sempre della forza dirompente della natura.

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  5. che tristezza questo post....triste, seppur bellissimo.
    buon anno scolastico!!!
    baci. titty p. da bari

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    1. Tristezza? No, spunto di riflessione per me.
      Grazie! Anche a te!

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  6. Anch'io sono affascinata dalle vecchie case abbandonate e amo sbirciare all'interno per vedere qualche traccia di vita vissuta. Le mia esperienza però è ancora più dolorosa. La mia famiglia possedeva una bellissima villa sul mare con una terrazza rotonda, un giardino con la fontana e palme altissime e nel retro un pozzo, che per noi bambini era il massimo del mistero. Quando abbiamo perso tutto, la villa è stata venduta. E io, ogni volta che passo da lì, guardo la terrazza e ricordo le tende svolazzanti della camera da letto di mia nonna, la vecchia cucina, le stanze da letto, una accanto all'altra, il vecchio grammofono, e il dolore di una bambina che a 6 anni ha conosciuto lo strazio del distacco da un mondo che è svanito per sempre. Da allora ho imparato a non attaccarmi alle cose perché la perdita che ho subito mi ha segnato per sempre.

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