Dei libri dell'anno 48 : Nessuno sa di noi

Al libro che propongo oggi per il venerdì del libro occorre avvicinarsi in punta di piedi, perché è una lettura non facile.



Pietro e Luce,una coppia in attesa del primo figlio, tanto desiderato, scoprono che è affetto da una gravissima patologia e si trovano davanti alla scelta più difficile: decidere se portare comunque a termine la gravidanza, mettendo al mondo un bambino destinato a soffrire molto prima della fine, o ricorrere all'aborto terapeutico, laddove è consentito anche oltre i termini prescritti in Italia. Luce è quasi trascinata dagli eventi ed è incapace di opporsi ad una volontà che non le lascia spazio, ma poi, quando tutto è compiuto, si trova totalmente svuotata, morta. Inutili i tentativi di farle riprendere la sua vita. Tutto è fermo, chiuso come la stanza del bambino, coi mobili ancora impacchettati e il calendario fermo a Dicembre.
Il lettore vive con Luce il suo dolore, la sua angoscia, il suo male di vivere, anche grazie ad uno stile freddo e distaccato, che quasi fa provare il gelo dell'anima di questa madre non madre. Come lei noi non comprendiamo i sentimenti di Pietro, con lei sopportiamo il peso di giornate senza senso e ci accostiamo, attraverso il forum che lei frequenta, al dramma di tante madri mancate, che hanno scelto (o subito) il dolore lacerante dell'aborto.

Il libro propone tante domande , ma non offre risposte: è lecito impedire ad un bambino di nascere? Chi può dire cos'è o cosa non è vita? Fino a che punto la scienza può arrivare? Cosa è consentito e cosa no? Ma, soprattutto, come si può superare un dolore così grande, anche quando la scelta è apparentemente obbligata?
L'aborto è una lacerazione grandissima per una donna, anche quando non è voluto e il dolore di Luce è il dolore di ogni madre che ha vissuto la perdita di un figlio non nato. Per questo la accompagniamo nel suo difficile cammino di rinascita e attraversiamo con lei tutte le tappe dell'elaborazione del suo lutto, fino alla lenta rinascita, che apre alla speranza.

Confesso di aver cominciato la lettura prevenuta: l'Amica Lettrice, da sempre mio referente privilegiato, non me ne aveva parlato bene e io non ero rimasta particolarmente colpita da "Se chiudo gli occhi", libro della stessa autrice letto quest'inverno...e invece la storia mi ha preso e coinvolto. 

Certo non è una lettura facile, specie per chi ha ferite ancora aperte, ma è un ottimo punto di partenza per una riflessione più ampia, senza facili giudizi e pregiudizi, perché dinanzi a questi drammi bisogna solo inchinarsi e tacere. 

Commenti

  1. una lettura impegnativa che tratta temi difficili e fa nascere domande che non hanno una risposta.

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  2. Ho letto il romanzo qualche tempo fa e mi ha lasciato un po' perplessa.
    Proprio lo stile distaccato che tu hai apprezzato e condiviso a me ha tolto l'emozione della lettura perché,a mio avviso,mancava pathos.
    Il momento dell'aborto poi,come ho scritto su ibs,è una vera e propria esecuzione.
    E mi ha rimandato alla mia personale esperienza in cui noi,mio marito e io,abbiamo aspettato che il cuoricino del nostro bambino,un embrione di poche settimane già condannato a morire,smettesse di battere perché , per scelta,non avremmo mai interrotto la gravidanza.
    Non si può esprimere giudizi ma il romanzo pone una domanda essenziale:quale vita è giusto accogliere e quale è meglio rifiutare?
    Io sospendo il giudizio ma il dolore per la perdita di un figlio mai nato ti fa sentire portatrice di morte e non di vita.

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  3. Non credo che riuscire a reggerne la lettura. Non con il percorso che sto facendo. Però penso che sia un bene un libro che affronta questo tema, troppo spesso taciuto quasi con vergogna.

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  4. La lettura è veramente impegnativa e tocca corde dolorose, soprattutto per chi ha condiviso, anche solo in parte l'esperienza.
    E la domanda di Solsido è quella che riecheggia anche nella mia mente.

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