Dell'adolescente alle feste ( e Dei libri dell'anno 20)


Forte della mia recente esperienza (la festa per i 18 anni di mio figlio) aggiungo un’altra pagina alla mia analisi dell’adolescente, aggiungendo (e ti pareva!)  l’adolescente alla festa.


L’adolescente invitato ad una festa ne è talmente lieto che trattiene per sé la sua gioia e dimentica di informare il genitore che lo deve accompagnare fino al giorno stesso, quando, all’improvviso, se ne ricorda e scombina i piani della famiglia tutta.
L’adolescente invitato ad una festa dà per scontato di conoscerne la location (e, soprattutto, che il genitore la conosca) e, quindi, non si informa sull’indirizzo preciso o, in casi limite (Erede docet), dà addirittura l’indirizzo sbagliato, costringendo l’autista a tortuosi giri, frenetiche telefonate e devastanti arrabbiature.
L’adolescente invitato ad una festa non è capace di organizzarsi un passaggio di andata o di ritorno con il padre di qualcun altro, anzi, si offre di accompagnare chiunque, anche se abita all’altro capo della città. E il genitore, che ha una giornata di lavoro alle spalle e una davanti, fa il taxista, chiedendosi com’è che è sempre lui ad accompagnare tutti…e suo figlio non lo accompagna mai nessuno.
L’adolescente invitato alle feste spesso dimentica che è d’uopo presentarsi con un regalo e, se non ci fosse l’attento genitore ad informarsi sull’eventuale lista e a versare la quota prevista, rischierebbe di fare una figura barbina (e, per favore, non mi dite che dipende dall’educazione familiare…)
Una volta appurato che andrà alla festa, l’adolescente, se maschio, non ci pensa più fino al pomeriggio, se è femmina, comincia ad angosciare l’universo mondo (e la povera madre in primis) con il tormentone:”Che mi metto?”, “Non ho niente da mettermi”, “Compriamo qualcosa di nuovo?, “Non posso mettere la stessa cosa di…4/5/6  feste fa”…
Giunto il giorno della festa, il maschio si veste 10 minuti prima di uscire, la femmina comincia la vestizione 4 ore prima, il trucco 3 ore prima, il parrucco 2 ore prima, poi si siede, con abitino e scarpe e comincia ad angosciare il genitore-autista un'ora prima dell’orario previsto con “Sei pronto?”, “Andiamo?”, “Quando usciamo?”.
Arrivati alla festa, gli adolescenti si dividono in due categorie: quelli che vogliono ballare (e cominciano a muoversi alla prima nota) e quelli che non vogliono assolutamente farlo e si inchiodano su un divano o si ritirano in balcone, che è poi quello che facevi tu alla loro età (riguardo alla tipologia di musica ascoltata, vi rimando all’ adolescente musicofilo).
L’adolescente invitato ad una festa mangia a quattro palmenti (ma questo lo sappiamo già), gioca, scherza con gli amici, si diverte…ma quando torna a casa non ti racconta nulla, non ti fa sapere nulla e si limita a bofonchiare qualcosa di vago, lasciandoti nella più totale ignoranza. Se ti permetti di insistere, ti accusa di essere curiosa e pettegola e poi si allontana, lasciandoti il dubbio che non si sia divertito.
Se poi è femmina, e qualcuno ha fatto apprezzamenti non graditi sul suo look …apriti cielo! Starai ore a parlare con lei e a “consolarla”, rassicurarla ed ascoltare la sua promessa solenne “Non ci vado più alle feste coi miei compagni!”, salvo poi comparire il giorno dopo con l’ennesimo invito e l’ennesimo ritornello “Che mi metto?”




Musica “pericolosa” ascolta uno dei personaggi del giallo che propongo per questo Venerdì del libro, ulteriore romanzo di J. Deaver letto in questa estate dietro consiglio di una fedele commentatrice (giuro, non vengo pagata per fargli pubblicità e, garantisco, leggo anche titoli meno truculenti e più “letterari”, di cui presto vi darò conto, ma la letteratura da ombrellone è letteratura d’ombrellone, no?)




La storia ruota attorno ad un Campus universitario e alla cittadina che lo ospita, in cui una studentessa viene trovata morta. Le autorità creano il caso di un serial killer che agisce in base alle fasi lunari, per suscitare interesse per le imminenti elezioni, ma il detective Bill Corde non ci crede e svolge un’indagine “tradizionale”, molto attenta e precisa, che lo porterà a scoprire la verità. E fin qui tutto normale.

Il bello del romanzo è altro.

La ricerca dell’assassino si intreccia, infatti, con la storia personale del detective, che, insieme al caso, si trova a fronteggiare una complessa situazione familiare, con una figlia con problemi di apprendimento, che si sente rifiutata dalla famiglia e si rifugia in un mondo fantastico in cui viene aiutata dall’”Uomo del Sole” e un figlio, apparentemente perfetto, che, invece, ha amicizie complicate e rischia molto. Anche con la moglie nascono difficoltà e questa dinamica familiare viene presentata da Deaver con una grande sensibilità, per cui, se  come giallo è un po’ esile, come romanzo d’ambiente (bella la descrizione dei rapporti all’interno della comunità e delle dinamiche politiche che ne regolano la vita) e come romanzo d’analisi psicologica è convincente. Il personaggio di Bill Corde è particolarmente riuscito, anche se (o forse proprio perché) non è un eroe senza macchia e senza paura.




Commenti

  1. Il libro che proponi non lo conoscevo e vista l'immensa quantità di titoli che ho in coda, chissà se riuscirò mai a leggerlo. I tuoi racconti sugli adolescenti, invece, mi inquietano parecchio...prima o poi dovrò averci a che fare anch'io: aiuto!

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    1. Hai motivo di inquietarti...ma anche tu cresci...e ti adegui. In bocca al lupo (in anticipo)!

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  2. Sul romanzo concordo con te.Ne avevo parlato in un altro commento.
    Sulle feste idem.Aggiungo che ho assistito indirettamente ad uno strano fenomeno:la selezione degli inviti.
    Ti ha invitato una tua amica?Pronto.
    Ti ha invitato uno che non ti fa simpatia?Declini l'invito.
    Io ho imposto a mio figlio di andare a tutte le feste indipendentemente dal grado di amicizia che lo lega al festeggiato/a.Non è corretto,secondo me,tranne in casi gravi,snobbare un invito e chi lo fa.Mio figlio è andato ad una festa dove ha trovato solo 3 compagne di classe su 28.
    Io mi metto nei panni di questa ragazza,come ci sarei rimasta io?
    Poi c'è il caso della ragazza che va alle feste e non partecipa per i regali.Scientificamente accertato:non ne fa.
    E poi c'è la piaga del video!!!
    L'adolescente che deve preparare il video per la festa dell'amico e' un capitolo a parte

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    1. Indubbiamente i ragazzi di oggi sono meno "educati" di quanto lo fossimo noi. Di fatto anche nella partecipazione alle feste vige il principio dell'adolescente egoista (ne ho già parlato?): faccio solo ciò che fa comodo a me. Inoltre le loro occasioni di uscita sono ben maggiori delle nostre e, quindi, si possono permettere di declinare inviti. La cosa più grave è quando declinano senza informare della loro assenza il festeggiato! IL VIDEO!!!! ME NE SONO DIMENTICATA!!! Urge post integrativo!

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  3. Sul libro, conosco l'autore e non mi dispiace, però questo titolo mi manca.
    Sull'adolescente alle feste....ma lo sai che leggo i tuoi post per prepararmi psicologicamente al futuro?! Come al solito, sei illuminante!

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  4. Ho letto altro di questo autore... non mi dispiace affatto. Questo però mi manca... sugli adolescenti... bhè, i tuoi "ritratti" sono sempre molto chiari e "illuminanti"....

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  5. Ah, ah, ah, mi sento una lampadina! Comunque non so quanto questi consigli vi saranno utili tra qualche anno...vista la veloce evoluzione della specie!

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  6. Spezzo una lancia a favore del figlio adolescente, una sola però. Com’è andata la festa, fatte salve torture et similia inferte o subite, sono rigorosamente fatti suoi. P.

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